FESTA DI ROMA 13 - Il ritratto inedito di Francesco De Gregori
Attraverso gli occhi di
Daniele Barraco scorrono le immagini della vita in tournée e nei backstage: le lunghe attese, le prove, i concerti e “l’abbraccio” del “Principe” con il pubblico. Quello che viene fuori è un De Gregori inedito, ormai cambiato nell’aspetto e nell’atteggiamento: non c’è più l’iconico cappello Homburg, gli occhiali scuri e la lunga barba rossiccia. E neanche quell’atteggiamento da burbero con il quale è sempre stato bollato. “Un uomo di spettacolo si osserva, si piace per un certo periodo con gli occhiali scuri e allora è una comodità salire sul palco e già sapere che hai un’armatura e poi a un certo punto capisci che non serve … sono i cambiamenti che avvengono dentro che sono più importanti, non sono corrispondenti a un cappello o a un paio di occhiali …”
Francesco De Gregori si mostra, così, in tutta la sua verità: invecchiato, continuamente avvolto in una nuvola di fumo, una sigaretta dietro l’altra, cordiale con i suoi musicisti, concentrato durante le prove. E poi innamorato della sua “ragazza” Alessandra Gobbi che lo segue come un’ombra: sempre con discrezione e pudore, la loro complicità traspare dai lunghi sguardi in silenzio e da quella canzone continuamente sussurrata e cantata insieme anche sul palco:
Anema e core.
Ma c’è anche il rapporto con il pubblico, in questo caso quello degli italiani all’estero che lo “sentono” maggiormente proprio perché lontani da casa, entusiasti di vedere in concerto De Gregori nella loro città di adozione: da
Monaco a Parigi, Barraco intervista i fan che si lasciano andare ai ricordi d’infanzia accompagnati dalle sue canzoni. Ovviamente ci sono anche quelle:
La leva calcistica della classe ’68, Generale, Alice, Due zingari… La camera si concentra sui primi piani di
Francesco De Gregori, perso nelle parole di quelle canzoni indimenticabili.
Ed è solo attraverso queste che il cantante parla durante tutta la durata del documentario: se si esclude l’incipit e alcune dichiarazioni finali, quello che manca a completare il quadro sono proprio le sue parole sostituite da lunghi silenzi, dalle estenuanti riprese dei momenti morti che forse, nell’intento del regista, hanno proprio lo scopo di comunicare pienamente l’atmosfera, le sensazioni, la densità della vita da musicista.
Caterina Sabato24/10/2018, 10:40