BAVA PUZZLE - Il Cinema Fantastico di Lamberto Bava
Un genio dell’horror e del fantasy, un uomo di cinema, con il rock dentro che ha saputo unire i canoni dello slasher al gotico e al soprannaturale, dando spazio anche a un pizzico di thriller e comicità.
È un documentario in piena regola quello che
Paola Settimini e Daniele Ceccarini hanno dedicato al regista
Lamberto Bava e al suo cinema fantastico. Un lavoro che attraversa l’opera di un uomo, cresciuto sentendo parlare di trucchi e inquadrature, figlio d’arte, ma non per questo senza essersi guadagnato il successo attraverso lavori propri e grandi collaborazioni: da Dario Argento a Pupi Avati, passando per una “traumatica” stretta di mano con il grande Aldo Fabrizi, quando Lamberto era solo l’aiutante del padre Mario, ancora ignaro del successo che lo aspettava.
Un puzzle, probabilmente in memoria del suo “Body puzzle” che incastra vissuti e aneddoti a spezzoni di scene famose da “Fantaghiro’” ai “ Demoni”. Chi ci parla di lui lo fa in modo lusinghiero, sottolineandone le doti umane e registiche, la sua pragmaticita’, ma anche la sua capacità di attendere i tempi degli attori. Dall’esordio con “Macabro”, Lamberto Bava ne ha fatta davvero tanta di strada, guidato dalla riconoscenza verso il padre, di cui anche “Fantaghirò” fu un’intuizione, ma riuscendo a costruirsi uno stile potente con un cinema viscerale, in un certo senso meta- cinematografico e di successo. Il contributo di Alessandra Martinez alla ricostruzione è un racconto affettuoso come quello dei tanti critici, registi e attori che hanno lavorato con lui.
"Mi è sempre interessato il fantastico nella vita", dichiara il regista motivando la sua scelta artistica. E dati i risultati ha fatto bene a non perderlo di vista riproponendolo in maniera magistrale in location d’epoca, castelli e interni tenebrosi e surreali.
Miriam Monteleone
01/11/2018, 08:25