TFF36 - IL MANGIATORE DI PIETRE, valori e montagna
Dal romanzo "
Il mangiatore di pietre" di Davide Longo
Nicola Bellucci ha tratto la sua opera prima (omonima), interpretata da Luigi Lo Cascio e presentata in anteprima italiana al
Torino Film Festival 36.
Nelle montagne piemontesi al confine con la Francia la vita ha un altro ritmo rispetto alla città, i valori sono legati ad altri meccanismi e i conti si regolano - quasi sempre - senza rivolgersi ad autorità esterne. Il 'codice' che lega uomini e compari è più forte, ed è per non infrangerlo che
Cesare, detto "il Francese", sconta anni di galera in solitario, arrivando a perdersi la possibilità di rivedere sua moglie.
Ha una formazione da
passeur, un passato di merci e persone fatte passare per strade impervie da un lato all'altro del confine. Il suo posto l'ha preso un suo allievo, che però pare aver preso troppe libertà e finisce morto ammazzato. La scoperta del suo cadavere costringerà Cesare a indagare e a mettere, di nuovo, tutto in gioco.
"Sono state le forti sensazioni suscitate in me dalla lettura del romanzo a convincermi di voler realizzare il film", ha spiegato Bellucci. "Nella storia del “mangiatore”
si rivelano i lati opachi delle cose, la duplicità dell’agire umano che mi affascina e spaventa, e che da tempo volevo “cinematograficamente” raccontare, arrischiandomi in un territorio affascinante e pericoloso, quello tra romanzo di formazione e film di genere. Il confine, territorio di mezzo, indeterminato e ambiguo: linea reale, convenzionale o culturale, che separa, sempre, ciò che è altro da sé è il luogo simbolico per eccellenza di questo film".
Opera prima fredda come gli ambienti in cui è ambientata, divisa tra silenzi (giusti) e discorsi a volte troppo letterari, che convince in parte ma spreca un po' il suo potenziale accennando a troppi temi e distraendo lo spettatore.
27/11/2018, 10:00
Carlo Griseri