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A BOLU - Intervista a Davide Melis


A BOLU - Intervista a Davide Melis
È in fase di post-produzione il documentario di Karel Film "A Bolu", avvincente viaggio nella musica tradizionale sarda. Abbiamo intervistato Davide Melis per saperne di più.

Come nasce l'idea del documentario?

Ho avuto a che fare con la musica sarda e il canto a tenore sin da giovanissimo (lavorando come fonico prima e in televisione poi), ma per molto tempo è stata una conoscenza superficiale, limitata. Solo nel 2012 quando, in occasione della produzione di un documentario, ho conosciuto Mario Fossati, Franco Davoli e il Tenore Supramonte di Orgosolo e Sebastiano Pilosu, ho avuto modo di scoprire come il canto a tenore non sia mera rappresentazione folcloristica, o riproposizione di tradizioni ormai scomparse, ma una pratica viva, capace di raccontare (ed essere) una realtà sociale e culturale in continua evoluzione.
Da qui l’idea di un film in cui il Canto fosse elemento costitutivo del racconto e l’intenzione di cucire, attraverso esso, un tessuto narrativo e visivo volto a raccontare la particolarità, la varietà, la cultura di un’isola la cui identità si è consolidata, nei secoli, anche attraverso il Canto a Tenore.

Quanto questa musica oggi è presente in Sardegna? E in quali zone in particolare?

In passato il canto a tenore era diffuso in gran parte della Sardegna, oggi è praticato in circa settanta comunità del centro-nord della Sardegna, in particolare nelle regioni del Marghine e del Montiferru, in Baronia, Barbagia, nel Monte Acuto, nel Goceano, nel Guilcer, nel Barigadu e in alcune comunità dell’Ogliastra e del Logudoro.

Come state costruendo il documentario?

In ciascuna comunità il canto a Tenore assume caratteristiche originali e uniche divenendone elemento identitario. Nell‘impossibilità oggettiva di raccontare interamente la vastità del mondo del Canto a Tenore, nel film abbiamo cercato di rappresentarne le principali varianti stilistiche e di raccontare attraverso le voci di cantori, ma anche quelle di semplici appassionati, i mille diversi significati che i sardi danno a questo originale modo di fare musica.
Finendo per dare una rappresentazione, seppur parziale, della Sardegna attraverso le comunità dove questa pratica é viva e praticata.
Il film visivamente si sviluppa attraverso tre diversi registri stilistici: quello dei canti, ambientati in location suggestive ma sempre rappresentative delle tematiche trattate; e quello delle parti dialogate, dei dialoghi corali, costruiti in maniera tale da dare allo spettatore la sensazione di partecipare alla discussione. Il terzo registro stilistico è quello delle riprese aeree, che danno modo di poter apprezzare le bellezze del territorio ma soprattutto di “spostarsi” all’interno del racconto, seguendo il “volo” metaforico e lirico dei versi e della musica.

Quali i tempi per vederlo completato?

Il documentario è in di post produzione e sarà terminato entro febbraio 2019.

22/12/2018, 08:17

Carlo Griseri