Note di regia di "Uozzap"
Il cinema (e così il fumetto) non è nato come forma autonoma, non è nato già Settima Arte, né ha mai saputo dimostrare di poterlo affermare definitivamente di sé. Le sue dipendenze dal teatro, dal componimento musicale, dalla scrittura (sia intesa come romanzo, sia come didascalia nel cinema dei primordi), dalla fotografia (e quindi dalla pittura), dall’architettura (in termini di struttura narrativa e organizzazione dello spazio nell’inquadratura) sono rimaste parte integrante della sua esistenza; il cinema è un’arte meticcia, che non può essere purificata e portata in un’essenza autonoma. Si può disquisire sul fatto che il montaggio costituisca la specificità della sua anima ma in ogni caso resta incarnata nelle forme d’arte che l’hanno preceduta. Per questa ragione il cinema e il fumetto si appartengono e per quanto l’uno e l’altro abbiano toccato le vette del sublime, per tramite di grandissimi artisti, restano entrambi linguaggi bastardi. Uozzap (ma anche WhatsApp come frontiera contemporanea del meticciato mediatico) non fa altro che portare il cinema alla sua vitale bastardezza (dal francese antico bastard , "figlio di principe e di concubina") (principessa e
concubino).
Federico Iris Osmo Tinelli