Note di regia di "Hora"
In Italia esistono attualmente circa 50 paesi arbëreshë sparsi tra l’Abruzzo e la Sicilia.
Fino al secolo scorso le comunità custodivano ancora dei tratti distintivi che le caratterizzavano rispetto ad altre realtà del meridione, ma negli ultimi sessant’anni molto si è andato perdendo: le parole contaminate, la ritualità cambiata, i luoghi dimenticati. Nonostante questo, gli Arbëreshë rappresentano ancora oggi il più grande esempio di interculturalità in Italia.
L’origine arbëreshë non corrisponde direttamente ad una collocazione geografica, ma piuttosto ideale.
Un luogo dell’anima, definito con la parola “Hora” anche dallo scrittore Carmine Abate, che rinvia ad un concetto più simbolico e culturale. Un senso di appartenenza comunitario che viene tramandato oralmente, di generazione in generazione attraverso la lingua, i racconti e i canti, in memoria di quelle radici albanesi.
In questo contesto, il ruolo della donna, sia all’interno della famiglia che della stessa società arbëreshë è sempre stato determinante per la trasmissione dei valori e la conservazione di quell’antica ritualità pre-bizantina.
Tuttavia la questione dell’identità italo-albanese è estremamente complessa e non completamente risolta e accettata. Nel tempo la comunità arbëreshë si è riformata, attraverso un processo di cambiamento molto profondo, ancora in atto, che sta portando ad una nuova forma d’identità.
L’obiettivo alla base di questo documentario è quello di offrire un punto di vista più autentico e personale sull’evoluzione attuale di questa comunità, tramite l’esperienza diretta e le riflessioni della protagonista. Il lungo viaggio in treno da Nord a Sud Italia di due amiche d’infanzia diviene quindi una metafora nel tempo per rivivire in chiave moderna quella condizione di emigrante, ripercorrere il cammino verso le origini e confrontarsi nuovamente con la propria storia.
Maria Alba e
Graziana Saccente