ATTENTI AL GORILLA - Una famiglia e tanta confusione
Il nulla cosmico. "
Attenti al gorilla" è un contenitore d’aria tiepida, il solito tentativo di cercare il successo senza lavorare, di trovare l’incasso grazie al pubblico dei morti viventi, incapaci anche di passare parola sul film appena visto.
Una sceneggiatura, scritta da Giulia Gianni e Gina Neri insieme al regista Luca Miniero, che sembra un frullato di luoghi comuni, citazioni e scopiazzature. E allora via con la coppia scoppiata, con lui (
Francesco Matano detto
Frank perché la mamma è americana) eterno bambinone e lei (vicepresidente della Lega Calcio
Capotondi Cristiana) con la testa sulle spalle, i tre figli problematici ma tanto carini, il nuovo uomo di lei (
Francesco Scianna) con il
matrimonio tra i due imminente ma in sospeso solo perché lui (Matano) non firma le carte di divorzio (Twister di Jan De Bont), creando situazioni e e attriti che abbiamo visto in almeno 180 film al di qua e al di là dell’oceano Atlantico.
Qualcuno ha visto "
Better call Soul"? È su Netflix, quattro stagioni, e anche lì l’avvocato (Matano è un avvocato), ormai dal 2015 ha l’ufficio nella stanza sul retro di un negozio di estetista… pari pari il personaggio di Frenk. Per non parlare del gorilla che pensa a voce alta (Senti chi parla 1 e 2 - era un neonato na fa lo stesso - e le decine di film con animali parlanti). Voce di Claudiobisio.
Frank Matano ha 29 anni e si vede, ha un figlio di almeno 12 che si innamora di una compagna di classe che, a vederla, ne ha almeno 18. Complimenti al casting.
Cristiana Capotondi al fischio d’inizio accenna un accento salernitano (il film è ambientato lì), prosegue a zona durante i primi minuti di gioco ma intorno al quindicesimo dimentica le sue origini e torna a indossare la lingua tricolore.
Diana Del Bufalo invece, “siccome-che-sono-estetista” svacca in romanesco più di una volta, avvolta nello stesso grembiule lilla da lavoro per il 98% del film, dentro e fuori dalla bottega. Speriamo abbia avuto cura, ognittanto, di lavarlo.
Il Gorilla mangia tutte le medicine presenti in casa e allora via con l’iniezione di adrenalina dritta nel petto (Palpficscion?).
Il Gorilla viene riportato in Africa, ma sembra più Campagnano che il Congo… vabbe’ gli alberi sono alberi, l’erba è erba e poi ci sono le donne in lontananza vestite coi colori sgargianti e i cestoni sulla capoccia. È Africa.
L’altro bamboccione Lillo vive con la mamma padrona, di cui sentiamo solo la voce, al piano di sopra. Lei parla campano, lui romano. Mah…
Ok, basta così. Anche se speriamo che il pubblico lo premi con tanti milioni di euro, "
Attenti al Gorilla" di
Luca Miniero rimane uno dei film meno riusciti di una stagione che, purtroppo, non è ancora finita.
09/01/2019, 18:48
Stefano Amadio