Note di regia de "Il Sole Sulla Pelle"
Un film documentario che è storia di vita. Un percorso reale narrato dove tutto è vissuto senza filtri dove il dolore è raccontato e la sua trasformazione è mostrata. Dove la strage ferroviaria di quel maledetto 29 giugno segna la fine di 32 persone, ma genera un nuovo modo di vedere e percepire la vita. Un dolore immenso per chi è rimasto, per chi si è visto portare via in un modo così violento e inaccettabile i propri cari. Un dolore che devasta ma che alimenta una lotta di verità e giustizia e un bisogno di trasmettere, di educare, di vivere la vita appieno anche per chi non può più farlo. “….. non gli hanno permesso di conoscere il mondo, tocca a noi farli conoscere al mondo …..” Una frase che disarma detta dai familiari delle vittime durante uno dei tanti incontri fatti per raccontare, per trasmettere, per conoscere. Pronunciata senza odio, senza rabbia, con la consapevolezza che niente e nessuno potrà mai ridargli indietro i propri cari, ma con la convinzione che quello che è successo non deve più accadere. “Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere” diceva Mahatma Gandhi. Questo pensiero è diventato, per l’associazione dei familiari delle vittime “Il Mondo che Vorrei”, un modo di essere, un DNA da trasmettere. Il trattamento è stato scritto dopo due anni passati con loro, dove abbiamo imparato a conoscerli e a farci conoscere, diventando amici. E’ il proseguimento di un viaggio narrativo - descrittivo iniziato con il cortometraggio “Ovunque proteggi”. Questa vicinanza affettiva ci ha permesso di essere parte della storia che raccontiamo e quindi di percepirne la profondità ma nello stesso tempo abbiamo voluto mantenere anche una posizione “esterna”, per poter raccontare senza vincoli. La scelta è stata quella di unire delle parti più narrative ad altre più descrittive, di avere scene più “strutturate” ma sempre vere e reali e parti con gradi di libertà dove osservare, diventando invisibili, gli avvenimenti. Questo tipo di drammaturgia ci ha permesso di ottenere scene e momenti di grande impatto emotivo dove le emozioni sono reali e non costruite. Il tempo narrativo parte dal 29 giugno 2009 e arriva alla sentenza del primo grado avvenuta del 31 gennaio 2017, ma non è raccontato in modo canonico e seguendo un ordine sequenziale. Il tempo filmico racchiude gli avvenimenti, ma questi sono narrati attraverso i racconti e soprattutto attraverso il Fil Rouge del film: la storia di Marco Piagentini, il suo ritorno alla vita con Leonardo, unico figlio superstite, la sua grande passione: la bicicletta. Intorno alla sua storia ci sono gli altri familiari, l’associazione, le manifestazioni, il processo, gli incontri con le persone. E c’è anche il sole, e una pelle che non può più viverlo. L’intento è di raccontare l’animo umano, la resilienza e il coraggio di trasformazione. Di mostrare come tanto dolore possa trasformarsi in luce che illumina gli altri e di come si possa combattere l’arroganza di un sistema con la dignità e la ricerca di un mondo migliore. “Il sole sulla pelle” non vuole essere un manifesto di protesta, nemmeno una chiave di lettura degli avvenimenti, ma consegnare, senza cadere nella retorica e nel vittimismo, uno spaccato di vita di persone che hanno vissuto il buio e sono riusciti a ritrovare la luce. “… cercate di stare bene con le persone che amate, perché la vita è meravigliosa”.
Massimo Bondielli