Note di regia di "Indovina Chi Porto a Cena"
Un ritratto in chiaro scuro di vita quotidiana che vuole raccontare il rapporto con l'altro, la complessità della diversità e il vissuto personale dei ragazzi all'interno del tessuto romano contemporaneo.
“Indovina chi ti porto per cena” è un viaggio pittoresco tratto da una storia realmente accaduta trasformata in commedia per portare lo spettatore a riflettere su temi sensibili distruggendo barriere o preconcetti che impediscono una reale percezione della realtà.
Uno squarcio sulla Roma di oggi che mostra i figli dei migranti nelle varie sfaccettature, condito con ironia ed enfatizzando la dimensione del linguaggio come veicolo per abbattere pregiudizi e stereotipi.
L'ironia e la comicità diventano gli strumenti utilizzati per raccontare i pregiudizi e i fraintendimenti che rischiano di costruire categorie o distorsioni della realtà. Un cortometraggio dinamico che grazie al ritmo delle battute , il taglio e l’utilizzo della macchina a mano permetterà al pubblico di vivere da più vicino l’incontro con l’altro. Il titolo, “indovina chi ti porto per cena”, richiama il film cult diretto da Stanley Kramer del 1967 su tema delle coppie miste tra un afroamericano e una donna bianca americana. Il cortometraggio in questione vuole invece raccontare la preparazione del protagonista di origine somale ma dal vissuto romano al primo incontro con la famiglia della sua ragazza di origine russe ma anche lei profondamente italiana. È la storia del “Somalo e della Russa”, un conflitto tra due culture, con al centro della questione una guerra generazionale.
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Quando penso alle discriminazioni, mi vengono sempre in mente quelle scene, quegli attimi in cui qualcuno mi riversa addosso le sue paure, le sue insicurezze. Quando penso alle discriminazione, ho però sempre buone speranze per il futuro, ostinandomi a presumere che le nuove generazioni siano più preparate dei nonni, dei padri, delle madri, e di noi, che già di nostro stiamo un bel po’ avanti. Mi piace rimuginare che possa vigere un nuovo pensiero, a dispetto della globalizzazione: sentirsi cittadini del mondo, cittadini della libertà. La libertà di scegliere e di non scappare. Si ride piangendo o si piange ridendo. Come preferite.
Amin Nour12/02/2019, 14:07