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Note di regia di "La Paranza dei Bambini"


Note di regia di
Una scena di "La Paranza dei Bambini"
La Paranza dei Bambini racconta il rapporto tra adolescenza e vita criminale: l’impossibilità di vivere i sentimenti più importanti dell’adolescenza, l’amore e l’amicizia, nell’esperienza del crimine.
Il film mostra la perdita dell’innocenza di un quindicenne e dei suoi amici coetanei. La scelta criminale di Nicola, il protagonista, diventa passo dopo passo irreversibile e totalizzante e impone il sacrificio del primo amore e dell'amicizia.
Vivere i sentimenti fondamentali dell’adolescenza nella vita criminale è impossibile: è un bisogno che esplode nel protagonista ma che non può essere più vissuto.
Anche se il percorso di malavita non è un desiderio innato nei ragazzi, ma nasce come conseguenza di una condizione di illegalità diffusa, il film non vuole avere un punto di vista sociologico. Scegliamo il punto di vista dei ragazzi, senza giudicarli, e mostriamo i loro sentimenti di adolescenti in relazione all’esperienza del crimine e all’ambizione del potere: la narrazione della parabola criminale è sempre in funzione del racconto delle loro emozioni, delle storie di amicizia e di amore che proprio a causa della vita criminale sono destinate a morire.
Nonostante i quindici anni dei protagonisti, i ragazzi sono costretti al rapporto quotidiano con la morte, al pensiero di essa come possibilità reale: vivono l’ambizione della conquista e scelgono la guerra nell’incoscienza. Nel desiderio di potere dei nostri ragazzini c’è anche il paradosso ingenuo, proprio della loro età, di voler fare il bene attraverso il male: il sogno di un potere giusto, l’illusione di una camorra etica. I figli uccidono i padri, si sostituiscono a loro e per farlo sono costretti ad abbreviare il tempo della loro crescita, a sacrificare la spensieratezza, a considerare la morte o la galera come una realtà vicina e quotidiana.

Anche se ispirato da fatti di cronaca, il film non vuole essere la descrizione di eventi realmente accaduti.
L’obiettivo del film non è la ricostruzione puntuale di un evento di cronaca accaduto in un determinato quartiere, né il racconto della delinquenza minorile nella città di Napoli. Napoli è solo l’ambientazione, ma il tema del film è oltre il luogo della sua messa in scena: quello che è al centro del nostro racconto è l’età dei protagonisti in relazione a una scelta criminale irreversibile. Un’età innocente nella quale si vive l’esperienza della scelta di cosa è il bene e cosa è il male.
Questi argomenti sono stati il cuore del lavoro che ho fatto con i miei giovani attori nella preparazione dei personaggi e delle scene. I desideri reali sono quelli che la società dei consumi propone: i vestiti firmati, gli orologi preziosi, le moto, il tavolo in discoteca, le bottiglie di champagne. Il bisogno di soldi, subito, per realizzarli. La possibilità reale, a portata di mano, di guadagnare con il crimine, l’incoscienza di non considerare le conseguenze.
Questo è il percorso dei personaggi: la soddisfazione immediata dei desideri, l’euforia, l’ambizione, i reati, il superamento del punto di non ritorno, l’impossibilità di tornare indietro, la caduta.
La costruzione dei personaggi si è basata sulla condivisione di questi temi, sulla riflessione collettiva nel gruppo degli otto ragazzi protagonisti, portando l’attenzione sui sentimenti dei personaggi: l’amicizia, il primo amore, il rapporto con la famiglia. Come si vive a quindici anni un percorso criminale? Quali sono le rinunce? I sentimenti ritenuti puri, i legami di fratellanza, gli amori che sembrano eterni e assoluti, quando iniziano a perdersi, a distruggersi, a entrare in conflitto con l’ambizione, con la lotta per il potere? Queste sono state le riflessioni tematiche che ho portato avanti con Francesco e gli altri ragazzi durante la preparazione e le riprese del film.
Abbiamo scelto di ambientare il film nel Rione Sanità e nei Quartieri Spagnoli, perché Napoli, a differenza di Roma e di molte altre città italiane, conserva ancora un centro storico popolare, che mantiene viva la sua identità e non è stato ancora divorato dal turismo, dalla messa in scena del folclore.
Il rione è protagonista del film insieme ai ragazzi: il mercato, la folla, i negozi, l’appartenenza a un quartiere in cui si è nati e cresciuti.
Le riprese sono durate nove settimane e sono avvenute in sequenza: il primo giorno di riprese abbiamo girato l’inizio del film e l’ultimo giorno di riprese abbiamo girato il finale.
Nessuno dei ragazzi protagonisti ha letto la sceneggiatura, né il romanzo da cui è stata tratta: questo perché i ragazzi dovevano vivere l’esperienza dei loro personaggi, giorno dopo giorno, dall’inizio alla fine. Non dovevano conoscere le conseguenze delle loro azioni, dovevano semplicemente viverle: vivere la nascita della fratellanza, il divenire un gruppo, il significato della guerra, l’illusione dell’ambizione, della conquista del potere, le conseguenze irreversibili delle azioni criminali, la perdita dell’innocenza, l’impossibilità di tornare indietro, di restare adolescenti spensierati, vivere la sconfitta.

Claudio Giovannesi