Note di regia di "Karenina & I"
E questa Karenina, non sarebbe stata possibile se non grazie al grande lavoro di tanti talenti europei. Armin Petras, grande drammaturgo tedesco aveva adattato il capolavoro di Tolstoj ad un Kammerspiel, il regista Norvegese Morten Borgersen ne aveva realizzato una sontuosa produzione teatrale di grandissimo successo, e in quella Gørild aveva sviluppato una profonda conoscenza del personaggio. Comnoscenza che si è moltiplicata nel corso del riadattamento in lingua e terra Russa, ed infine nei 5 anni di lavorazione del film. Il viaggio in treno di Mauseth attraverso la Russia sconfinata, le prove teatrali e il suo ritorno nei luoghi dell’infanzia coprono dunque un pezzo della vita di Gørild e della nostra famiglia di oltre 5 anni. L’azzardo di coinvolgere in prima persona la nostra famiglia, una sfida nella sfida, è stato il rischio maggiore che ho corso. A confortarmi la primissima frase del capolavoro dove la parola famiglia è ripetuta due volte: “Tutte le famiglie sono felici nello stesso modo, tutte le famiglie infelici sono ognuna infelice a modo suo.” Il lavoro immersivo nel ruolo ha ispirato i lunghi mesi di riprese, mentre Gørild, progressivamente, indossava gli abiti ed il linguaggio di Anna. Dopo 1 mese di viaggio e due di prove sul palco a Vladivostok, il giorno della prima eravamo felici e soddisfatti di quel che eravamoo riusciti a filmare. Non sapevo che il film si sarebbe “riaperto”. Mentre avviavamo il montaggio infatti, mesi dopo, molte domande avevano cominciato a farsi strada in Gørild. Durante l'inverno successivo avrei capito che dovevo investigare di più sul legame, e per certi versi pericoloso, che ancora teneva Gørild intimamente coinvolta dal suo personaggio. Nel frattempo Gørild, una donna con radici fortissime ed una grande famiglia, era sempre piu colorata da Anna, figura opposta: un’orfana... perduta... senza radici. Gørild aveva cominciato ad esprimere il desiderio di trasferirsi nei luoghi della sua infanzia e adolescenza, sulle coste Artiche della Norvegia. Riapirmmo la produzione... Quell’inverno, durante le lunghe notti boreali, mentre la protagonista cambiava, cambiava anche il film. Una svolta narrativa inaspettata, ma quando ti cimenti con un documentario non hai altra scelta che seguire il tuo protagonista. I luoghi selvaggi e le memorie dolorose di Gørild, hanno finalmente dato vita a scene che nel finale fondono i destini di Anna e di Gørild. Con il suo monologo nella tempesta e la scena finale sugli sci, lassù sull'altopiano ghiacciato, sotto il sole di mezzanotte, Gørild sembra suggerire un epilogo diverso per Anna... Ma Gørild ancora non si staccava da Anna. Ho pazientemente aspettato, nella speranza di capire il motivo per cui Karenina era dioventata ormai il suo ruolo della vita… Solo alla fine della primavera, a tre anni dall’inizio delle riprese, e dopo una lunga attesa, finalmente il suo legame intimo con Anna ha cominciato a rivelarsi: i destini di due donne - quella reale e quella del romanzo - si intrecciavano adesso, e le loro identità iniziavano a sovrapporsi, mentre registravo la sua voce in una stanza buia. E nell'oscurità della sala di montaggio, era come sentire Anna accanto a me, viva, un vero essere pulsante… Grazie al contributo di un grande maestro del montaggio, Michal Leszczylowski, il film aveva finalmente raggiunto la sua forma. L’arrivo nel film di Liam Neeson, con la sua potentissima voce, è stato l’ultimo atto creativo che ho avuto la fortuna di affrontare: creare un dialogo tra Tolstoj e Gørild, tra uno scrittore e un attore… che senza le parole del suo autore non è nulla. Karenina & I è il mio atto d’amore per il lavoro di un attore, un omaggio al teatro, alla letteratura ed alla Russia che da tanti anni visito. Ed un inno alla vita. La mia frase preferita del film? “Non sai mai cosa la vita ti porta, aspetti qualcosa, ma poi qualcosa di completamente diverso ti arriva, e la tua vita può cambiare…”
Tommaso Mottola