Note di regia di "Via San Cipriano"
Puntando su una narrativa immersiva, nel mio primo lungometraggio ho voluto mettere a confronto due generazioni di donne a settant’anni di distanza. Nel setting intimo di un condominio nel quartiere romano della Balduina, le mie domande da nipote curiosa legano al presente le avventure e le sconfitte vissute al femminile durante il novecento. Inoltre rifletto anche le psicodinamiche che ognuno di noi vive tra sorelle e fratelli: mi incuriosiva il fatto che anche a novant’anni inoltrati Emilia, Benedetta, Elide e Augusto litigassero ancora con la stessa energia e veemenza dell’adolescenza. Nella palazzina costruita negli anni 50 dai miei parenti, mi imbatto in un mondo di oggetti sedimentati, in cui pensieri e poesie vibrano nelle stanze e nei cuori di chi le abita. Per due settimane in pieno agosto convivo con mia nonna, le sue due sorelle e il fratello, anzianissimi ma lucidissimi, immergendomi nella loro quotidianità e nei ricordi di una vita. Inevitabilmente anche il mio sguardo è finito a fare parte del film: uno sguardo che viene contaminato sempre di più dalla realtà dei protagonisti in cui essi raccontano se stessi, tramite i propri sentimenti. Seguo una riflessione intima e associativa, in cui si sovrappongono tre racconti paralleli: l’anzianità, lo sviluppo della periferia romana nel secolo scorso, e le mie radici italiane di nipote cresciuta in Germania.
Lea Schlude Ambrosino