Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "Lo Spietato"


Note di regia di
Riccardo Scamarcio nel film "Lo Spietato"
L’idea del film mi č venuta anni fa dopo aver letto il libro “Manager Calibro 9” di Luca Fazzo e Piero Colaprico, una storia nella quale c’erano tre caratteristiche che mi sembravano un’occasione imperdibile per esprimere la mia voglia di cinema.
La prima, una crime story con l’andamento classico dell’ascese-discesa di un gangster completamente fuori dagli schemi
La seconda, l’ambientazione nella Milano da bere degli anni ’80 che mi apparteneva sia per ragioni autobiografiche che generazionali.
La terza, il tono comedy del racconto di un personaggio che non riesce a prendere sul serio nessuno, tantomeno se stesso.
Il mio progetto era quello di costruire sulle basi di quella storia una macchina narrativa che corrispondesse al cinema che piace a me. Mi volevo divertire non solo da regista ma anche da spettatore facendo emergere tutto il mio amore per il film di genere.
Allontanandomi dallo stile “reportage cronachistico” del libro ho cercato di liberare il mio sguardo da ogni paletto o costrizione per riuscire a ricreare i miei anni ‘80, i miei meridionali dell’hinterland milanese.
Nel farlo ho impiegato tutto il rigore possibile nella ricostruzione dell’epoca e dei suoi costumi. Le prime ricerche sono state condotte negli archivi delle maison di Versace e di Armani. Abbiamo divorato intere annate di Vogue, studiato centinaia di videoclip iconici dell’epoca e girato l’Italia alla ricerca di collezionisti d’abiti anni 70/80 trovandone di sorprendenti!
LO SPIETATO ha tre colori: il giallo, il blu, il rosso i colori della furbizia, della potenza e della violenza. Volevo fosse un film colorato, non solo nelle immagini ma anche nella costruzione dei personaggi
Il protagonista della storia, Santo Russo, insegue la ricchezza ma anche un riconoscimento sociale che non ha mai avuto. Lo fa alla sua maniera: un gangster che si sente un manager, alla pari di Agnelli, il suo mito. E vuole essere come loro, come i ricchi di Milano, sapendo perfettamente di non essere come loro. Affidandosi alla sua maschera di Arlecchino, servo di due padroni, anzi…servo di nessuno. Per Santo non č solo e semplicemente una questione di ricchezza da raggiungere, č anche e soprattutto una questione di stile. Si pensa e si vive uomo raffinato, i mezzi scelti per raggiungere i suoi obbiettivi sono solo un dettaglio, scelte tattiche, tutto qui.
L’incontro con Riccardo Scamarcio č stato un colpo di fulmine. Da subito lui č stato Santo Russo e Santo Russo non poteva che essere lui!

Renato De Maria