LE CASE CHE ERAVAMO - Storia di una comunità disperata
L’articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo riconosce il diritto all’abitazione come un diritto inviolabile, a cui tutti, senza alcuna distinzione, hanno titolarità. Il documentario "
Le Case che Eravamo" della regista
Arianna Lodeserto porta sotto i riflettori l’annoso tema del sistema edilizio. Un sistema che ha condotto ad una situazione paradossale: la presenza di migliaia di famiglie senza un tetto nonostante l’esistenza di altrettante case sfitte.
La regista sceglie di lasciare che siano le immagini d’archivio a descrivere la crisi abitativa che affligge la capitale italiana. Con un tono leggero e incalzante la pellicola affronta in maniera esaustiva una questione complessa, che dal dopoguerra ad oggi ha continuato ad essere motivo di preoccupazione per numerose persone. I disagi che ne conseguono sono raccontati dai vecchi fotogrammi di repertorio e dalle testimonianze dei cittadini che si battevano attivamente per il rispetto dei loro diritti. Ciò che però dà forza al documentario è il gioco di contrapposizioni tra le diverse situazioni e prospettive coinvolte nella battaglia relativa al sistema abitativo. Infatti, il montaggio iniziale che mostra in rapida sequenza una serie di cartelli che recitano “affittasi” e “vendesi” si staglia contro le immagini successivamente mostrate di orde di senza tetto. E così anche la voce di un imprenditore che spiega orgogliosamente le sue intenzioni lucrative si pone violentemente in contrasto con le voci di chi, dall’altra parte della barricata, combatte senza tregua per ottenere un degno giaciglio in cui vivere con la famiglia.
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Le Case che Eravamo" fa leva su queste contraddizioni per dare vigore alla sua narrazione e raccontare la storia di una comunità disperata che vive entro le mura di Roma, rilanciando, allo stesso tempo, un messaggio di attivismo politico e sociale in nome dei diritti umani. Sono bastati una manciata di minuti alla regista per dispiegare le controversie della crisi abitativa ed è riuscita a farlo con un filtro fresco e coinvolgente, riportando al presente le parole e le immagini di un passato i cui ponti con l’attualità non sono del tutto caduti.
01/07/2019, 10:52
Gabriele Nunziati