ASPROMONTE - In Calabria la Terra degli Ultimi
Mimmo Calopresti racconta la Calabria, quella del dopoguerra, povera e dimenticata che ebbe nelle vicende di
Africo, sull’Aspromonte, un’eco nazionale portando a conoscenza degli italiani quelle estreme condizioni di vita. Lo Stato assente, o meglio presente soltanto per gestire e controllare il potere, la miseria di contadini e pastori lasciati a se stessi ed esclusi da ogni forma di sviluppo civile.
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Aspromonte, La Terra degli Ultimi" prova a descrivere le ragioni all’origine di una disobbedienza civile che si trasformerà in criminalità organizzata, nella temuta ‘ndrangheta che si ribella all’indifferenza dello Stato e si chiude, anche grazie a una particolare predisposizione culturale, e decide di gestire da sé la cosa pubblica.
La storia verte intorno alla strada che gli abitanti di Africo, completamente isolati, stanno costruendo con le loro mani per raggiungere la civiltà ma più che altro per far si che la civiltà, nello specifico il medico condotto, raggiunga in caso di emergenza il paese. Una strada, come quella Salerno Reggio Calabria intorno alla quale da decenni si avvinghiano i tentacoli della mafia, i poteri forti locali e gli interessi economici, il tutto sopra ai semplici utenti che vogliono solamente attraversare in fretta la regione. Una strada per essere integrati e visitati, ma anche indispensabile per scappare.
Il film di Calopresti parla anche di rassegnazione di fronte all’indifferenza e alla prepotenza, di dignità e di speranza e lo fa in modo sincero senza troppe costruzioni di trama e di regia. Aspromonte è semplice come i paesani di Africo, e guarda molto a quel linguaggio televisivo che prova ad arrivare a un pubblico più vasto ma senza dimenticare la qualità sia della messa in scena sia degli interpreti, da
Francesco Colella a Marcello Fonte, da Valeria Bruni Tedeschi a Marco Leonardi.
05/07/2019, 15:20
Stefano Amadio