Carlo Cecchi e Luca Marinelli in "Martin Eden" di Pietro Marcello
Pietro Marcello sposta in
Campania il romanzo di
Jack London spostandolo dall’800 in un periodo moderno, non contemporaneo, poco definibile ma affascinante.
Napoli, il porto, i vicoli, la povertà ma anche il benessere borghese di una città in fondo ricca che diventa terreno fertile per la crescita della consapevolezza operaia e il passaggio, sperato, dalla schiavitù alla libertà.
Martin si fa da se, vuole salire i gradini della scala sociale costruendosi da sé una cultura che lo rende in grado di affrontare alla pari persone diverse e argomenti ostici. Questa crescita, che
Marcello e lo sceneggiatore
Maurizio Braucci definiscono “la nostra storia”, porta Martin Eden a percorrere un sentiero di vita diverso da quello che gli era stato assegnato, facendone uno scrittore affermato, punto di riferimento (anche se fuori dagli schemi) dei lavoratori socialisti.
Pietro Marcello utilizza tanto materiale di repertorio e di archivio privato, riuscendo a mixare magnificamente le sue atmosfere con le immagini di film amatoriali capaci di raccontare vite e situazioni irriproducibili. Immagini private in grado di fare da base, da terreno fertile per lo sviluppo delle parti ricostruite.
In questa atmosfera si muovono gli interpreti con
Carlo Cecchi che, come sempre, con la sua presenza riesce a far cambiare marcia alla scena.
Nel romanzo c’è tutto e Marcello riesce ad aggiornarlo e a renderlo interessante malgrado il secolo e mezzo di distanza: avventura, sentimento, impegno.
Forse però è proprio nella parte “politica” che il film sembra poco aggiornato, che le tesi siano affrontate senza approfondimento, naif, messe lì per sostenere una tesi, condivisibile, ma che non riesce a condurci in nessun posto nuovo e inesplorato, indispensabile per poter essere rivista e riutilizzata.
02/09/2019, 20:00
Stefano Amadio