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Volevo che facesse l'avvocato, ma purtroppo nella vita non si può avere tutto." Se avesse dato retta a mamma Ida, forse il nostro Paese avrebbe aggiunto un altro principe del foro alla sua lunga lista, ma avrebbe perso quello che la Storia ha poi decretato essere il più grande maestro del nostro cinema.
A pochi mesi dal centenario dalla nascita, la vita e l'arte di Federico Fellini tornano a risplendere nel bel documentario di Eugenio Cappuccio "
Fellini Fine Mai", presentato al Festival di Venezia nella sezione Venezia Classici.
Mai titolo fu più azzeccato per un autore perennemente moderno, i cui film, le interviste e persino i progetti non realizzati rivelano sempre qualcosa di nuovo. A differenza dei tradizionali biopic, Cappuccio, che in gioventù ebbe modo di collaborare sul set di "E la nave va", struttura il suo doc come un personale "viaggio" alla ricerca dell'anima del regista riminese.
Le teche Rai divengono così una ghiotta occasione per tirare fuori materiale inedito e ridare nuovo valore alle immagini di repertorio. Diverte ad esempio l'utilizzo delle interviste a Giulietta Masina, Alberto Sordi, Georges Simenon e tanti altri ancora, montate allo stesso modo di quelle realizzate oggi a collaboratori di Fellini come Vincenzo Mollica e Milo Manara, dando vita ad un'intervista ampia e senza tempo.
Tutta l'iconografia viene citata e analizzata con amorevole cinefilia, che si tratti del Grand Hotel riminense, del suo sdoppiamento in Mastroianni, dei giganteschi seni delle donne o del passaggio del Rex. Quest'ultimo, così come l'arrivo del treno, danno a Cappuccio la possibilità di approfondire quel senso di ricercata e palese finzione che Fellini dava in pasto al suo pubblico, proprio lui, perenne bambino sognatore e, a detta di molti, grande bugiardo e vanitoso.
Il viaggio del regista si spinge poi fino a territori meno noti ed esplorati, fino ad intercettarne due pianificati ma mai compiuti da Fellini, il "Viaggio a Tulum" e "Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet", portando alla luce, a mo' di inchiesta, aneddoti e racconti che aiutano a ricostruire due fra i più grandi misteri della settima arte.
Come lui stesso ammetteva, "
l'unico vero realista è il visionario", e noi di quella visionarietà non ne avremo mai abbastanza.
31/08/2019, 16:45
Antonio Capellupo