Note di regia di "Rosy Abate - La Serie 2"
Il rapporto tra Rosy Abate e il suo bambino appartiene all’immaginario televisivo da quasi dieci anni. La sfida di questa seconda stagione è stata quella di raccontare un incontro-scontro epico e viscerale tra una madre e un figlio finalmente alla pari.
Il Leonardo Abate di Vittorio Magazzù è un giovane affamato di amore e avventura, un animo solare alla ricerca della propria identità, che sta cedendo alla tentazione del crimine. Dal canto suo, Rosy, nell’interpretazione continua ed emozionante di Giulia Michelini, è una madre empatica ma impreparata al confronto, un crepuscolo attraversato da bagliori di gioia e di speranza, sotto al quale covano le furie, le passioni (e i metodi) dell’ex Regina di Palermo. Dal primo minuto, Rosy e Leo sono uniti dall’amore ma segnati dal passato e divisi dal destino.
È per seguire l’evolversi di questo rapporto che il flusso narrativo si sdoppia in due punti di vista, avvitati come una doppia elica. Dopo il road-movie itinerante del primo capitolo, la seconda stagione sbarca a Napoli ed assume la forma di un noir a due, scendendo nel labirinto di luci ed ombre della metropoli partenopea.
La Napoli dei Costello, la famiglia di misteriosi e affascinanti antagonisti degli Abate, è sognante, piratesca e letale, pervasa di minacce ma anche di calore e ironia. Un luogo dove cavalcare gli elementi, sfidando la sorte e la legge. Avvicinandoci ai personaggi, che scoviamo piccoli e abbarbicati su scogliere, grotte e castelli a picco sul mare, arriviamo a udire i loro bisbigli e a entrare nei loro pensieri. E lì, oltre alle schermaglie criminali e ai percorsi sentimentali, la macchina da presa incrocia un terzo livello, ancora più intimo e magico, fatto di incubi, presagi e ricordi. In fondo ad ogni vicolo o sotterraneo può infatti annidarsi una proiezione onirica, la manifestazione di un’ossessione, o uno dei demoni repressi che madre e figlio cercano disperatamente di esorcizzare, pistola alla mano.
Giacomo Martelli