Note di regia di "Bassil’ora - Storia di
Prigionia dalle Gelide Terre Russe"
Raccontare la storia di Giuseppe è stato per me un modo di mostrare la sua bellissima anima,
forte e piena di umanità, nonostante le tante avversità che ha dovuto affrontare. Questo film ha permesso di sostenere ciò che per lui è una cosa davvero molto importante, una vera e propria missione: mantenere viva la memoria di quella tragedia che è stata la prigionia dei soldati italiani in Russia, durante la seconda guerra mondiale.
Una cosa che mi ha molto impressionata e che ignoravo completamente, è che la media di rientro in patria dei prigionieri durante la seconda guerra mondiale si aggira, nelle nazioni europee, tra il 91% e il 96%, mentre per quanto riguarda la Russia solamente il 14% dei prigionieri è riuscito a far ritorno a casa.
Una manciata di uomini rispetto ai 100.000 che sono partiti. Questo da un’idea di quanto immane sia stata quella tragedia, che oggi purtroppo trova poco spazio anche nei libri di scuola ed è troppo spesso taciuta e poco raccontata.
Giuseppe ha vissuto momenti terribili, ha visto l’essere umano privato della sua dignità, ha scampato la morte in molte occasioni e in molte altre ancora ha visto morire i suoi compagni. Ha affrontato con coraggio la prigionia nei campi di concentramento e, nonostante tutto, racconta la sua storia sempre con il sorriso sul volto, arrivando persino a giustificare i suoi carcerieri: ormai ultracentenario porta un messaggio di pace, di fratellanza, che vuole essere anche un’esortazione per le nuove generazioni a vivere in armonia.
Fare questo film è stato un modo per raccontare uno spaccato di storia poco noto dell’armata italiana in Russia e, allo stesso tempo, ha permesso di raccontare una straordinaria vicenda umana, che porta un messaggio positivo, di riscatto e mostra come si possa superare ogni difficoltà, con coraggio e determinazione, senza perdere la propria umanità e voglia di vivere
Rebecca Basso