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Note di regia di "Io ricordo Piazza Fontana"


Note di regia di
Questa è la quinta docufiction che realizzo con la struttura di Fabrizio Zappi di Rai Fiction. Dal 2016 ho avuto l’opportunità di compiere dei veri e propri approfondimenti di grandi avvenimenti della storia del nostro Paese. Con il gruppo guidato da Giannandrea Pecorelli di Aurora TV e con la fondamentale fiducia del direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, questa volta raccontiamo quella che è stata definita “la perdita dell’innocenza”. L’attentato del 12 dicembre 1969 in Piazza Fontana a Milano ha messo infatti bruscamente fine agli anni ‘60, quelli del boom e della crescita economica, e ha fatto entrare il Paese negli oscuri e violenti anni ‘70. Quando si parla di queste stragi, il pensiero va quasi sempre a come sono state fatte, a chi le ha volute, ai servizi segreti e a politici non all’altezza, ma troppo poco si pensa alle vite spezzate di chi ha avuto un padre, un fratello, un marito, vittima di quei tragici eventi. Per questo motivo Franco Bernini, che con Giovanni Filippetto e me firma la sceneggiatura, ha approfondito il punto di vista delle diciassette vittime e dei loro familiari. Riviviamo la strage e tutto ciò che è seguito attraverso gli occhi di Francesca Dendena, uno dei componenti più attivi dell’Associazione Piazza Fontana. Francesca è un esempio per le giovani generazioni per la sua fermezza nel chiedere giustizia e verità unita alla sua fiducia nelle istituzioni. Purtroppo, lei e gli altri familiari delle vittime, una giustizia non l’hanno avuta. Nonostante i numerosi processi e filoni di inchiesta non si è arrivati all’individuazione di colpevoli, tantomeno dei mandanti. C’è una verità storica, che vede chiare responsabilità di alcune formazioni neofasciste del Veneto, coperte da una parte dei servizi segreti e della politica, ma a questa non è seguita una verità giudiziaria. E purtroppo, come dice Bruno Vespa intervistato nella nostra docufiction, “uno Stato che non fa giustizia è uno stato più debole”. La famiglia Dendena ci è stata molto vicina nella realizzazione del film ed ha partecipato con attenzione e coinvolgimento, ma anche con grande rispetto, al nostro lavoro. Paolo, Pietro e Matteo (fratello, figlio e nipote di Francesca) hanno rilasciato delle toccanti interviste e ci hanno accompagnato, insieme ad altri familiari delle vittime, nelle varie fasi della lavorazione. Un giorno proprio a Lodi, durante una pausa delle riprese, c’è stato un momento emozionante quando Pietro, il figlio di Francesca, mi ha svelato che non riusciva a distogliere lo sguardo dai due giovani attori che interpretavano il ruolo di sua madre e suo padre (i bravi Nicole Fornaro e Lorenzo Cervasio). Ho pensato fosse meglio rompere gli indugi e ho portato Pietro a conoscere meglio “i suoi genitori” ed è stato un dialogo toccante. Questo è un lavoro che ci mette di fronte anche a questi paradossi: mettiamo in scena la vita di persone che hanno sofferto e che si sono battute per la giustizia e in questo abbiamo una grande responsabilità. Ecco, credo che quello che abbiamo cercato di fare ancor più di altre volte, è stato avere rispetto e attenzione per coloro che hanno vissuto tragicamente in prima persona uno dei momenti più bui della storia del nostro Paese.

Francesco Micciché