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PINOCCHIO / THE APP - Due favole attuali


PINOCCHIO / THE APP - Due favole attuali
"Pinocchio" di Matteo Garrone e "The App" di Elisa Fuksas: due favole filmiche prodotte nel 2019.

Dovrebbero essere per giovani, ma non lo sono. Vanno bene per tutte le età. Il primo porta allo schermo per l’ennesima volta il bel libro di Carlo Collodi capolavoro ottocentesco della letteratura infantile e immenso successo editoriale tradotto in ben 260 lingue che ha avuto anche centinaia di trasposizioni teatrali e televisive. Il secondo invece è una favola d’oggi creata e scritta con mezzi tecnologici e basata sulla virtualità.

I due però hanno come soggetto l’amore. In Pinocchio quello di Geppetto (interpretato in modo superlativo da Roberto Benigni) per Pinocchio, il burattino monello che vuole diventare a tutti i costi bambino e alla fine, dopo tante inverosimili avventure, ci riesce. In The App quello di un algoritmo per una donna che nutre una passione sconfinata verso un giovane attore che tenta di interpretare Cristo in un film di Abel Ferrara, ma che fallisce l’obiettivo in quanto è distolto dal personaggio virtuale che lo perseguita continuamente da un telefonino del quale lui è diventato succube. Il paragone tra i due lungometraggi può tenere, ma unicamente sul piano narrativo, non su quello creativo.

Garrone filma, e lo fa anche bene e in modo realistico dai toni grigi, una storia inventata ma conosciuta e con situazioni vere di un’epoca di estrema povertà in un’Italia rurale depressa che fondamentalmente fanno parte della nostra vita anche se simbolizzate. Fuksas invece, alle prime armi con la regia, ci trasporta nel mondo dell’impalpabile realtà virtuale dove tutto è possibile e non se la cava male sfruttando in modo eccellente l’effetto curiosità. Infatti, lo spettatore resta sorpreso dall’insolito e affascinato dalla creatività del racconto. Però solo alcune tematiche che fanno parte della struttura narrativa del lungometraggio vengono poi sviluppate e non sempre in modo coerente. Il narcisismo di cui soffre il protagonista Vincenzo Crea, l’ossessivo amore virtuale della donna che non esiste nella realtà e le scene religiose quasi da setta risultano alquanto confuse e spiazzanti. Accattivanti invece le atmosfere, la penombra nel quale è immerso quasi l’intero film.

Elisa Fuksas scrive e dirige un film tutto incentrato sul mito di Narciso oggi. Un giovane attore, figlio di una famiglia molto potente, innamorato di se stesso, della sua immagine e della sua vita apparentemente perfetta, che un giorno finisce per innamorarsi perdutamente della voce di una donna conosciuta in una app di incontri. Presente nel film anche Abel Ferrara che si cala, invece, in panni che gli sono propri: il regista visionario del film su Gesù che sta girando Nick, il quale tra una ripresa e l'altra non vede l'ora di sentire la voce non della sua fidanzata - Jessica Cressy - ma della donna ideale
conosciuta via app, Maya Sansa. Il film racconta questo triangolo amoroso che si basa fondamentalmente su una duplice 'non presenza': quella del virtuale, ma anche quella di chi, proprio grazie al virtuale, si astrae dal qui e ora e non vive in maniera consapevole ciò che gli accade, distratto dall'onnipresente smartphone.

28/01/2020, 10:00

Augusto Orsi