AL DIO IGNOTO - Lutto e rinascita nel nuovo film di Rodolfo Bisatti
Lucia ha perso la primogenita Anna, morta di leucemia: la sua vita si divide tra il dolore quotidiano che la fa vivere in una costante angoscia che sembra non riuscire a debellare e il suo lavoro di infermiera in un centro per la cura di malati terminali. Proprio a contatto con i pazienti prossimi alla morte Lucia sembra trovare un barlume di sollievo, quello che non riesce a dargli nemmeno Gabriel il secondogenito ribelle che non sopporta il lutto costante della madre.
Il quinto film di
Rodolfo Bisatti racconta con struggente realismo il dolore per una perdita contro natura, l’incubo più grande per un genitore: sopravvivere ad un figlio. Come in un documentario seguiamo Lucia nel suo quotidiano, tra il silenzio assordante della sua casa dove non c’è più segno di vitalità e l’amorevole cura dei pazienti dell’Hospice. Nemmeno le spacconate del figlio Gabriel, che per rigettare il dolore si dà agli sport estremi, restituiscono un briciolo di vita a una famiglia distrutta che non ha più niente da dirsi.
Per Lucia i suoi pazienti sono un rifugio; in particolare Giulio, un anziano professore, interpretato da un intenso
Paolo Bonacelli che si rivela un’ancora di salvezza. L’uomo con un solo sguardo capisce Lucia e riesce a consolarla e a liberarla dalla sua angoscia grazie alla sua saggezza e al suo candore. "
Al Dio Ignoto" è girato in un vero Hospice a contatto con i pazienti per sottolineare l’importanza delle cure palliative non come semplici terapie ma come umani metodi di preparazione alla morte.
Bisatti, per vent’anni collaboratore di
Ermanno Olmi, sembra aver assimilato pienamente la lezione del Maestro raccontando aspetti della vita comuni a molti, attraverso ritmi lenti e un verismo a tratti insostenibile perché mostra senza indugi la sofferenza più profonda.
06/05/2020, 08:00
Caterina Sabato