VENEZIA 77 - "The Book of Vision" alla SIC
È buona abitudine in questo memento affrontare il racconto in modo non lineare, saltando nel tempo con il montaggio e con la spiegazione della storia.
Carlo Hintermann affronta il tema della morte, legato a quello della salute e della medicina, tenendo spazio per la vita e per l’amore. A pretesto, un libro antico di un paio di secoli, il diario di un medico che trascrive le sue esperienze alla luce del cambiamento della medicina, che comincia a muovere il suo sguardo dalle esigenze del paziente verso l’oggettività dei sintoni della malattia.
Dunque il presente, dove vediamo la ricerca della protagonista, e il passato dove gli stessi attori interpretano possibili vite precedenti, legate da un filo che collega il tutto portandolo verso la soluzione e il finale che sembra chiudere oggi anche l’antico diario.
Bella la fotografia e il sonoro anche se parte degli interpreti, come gli italiani
Filippo Nigro e Giselda Volodi, sono doppiati in inglese. Un certo eccesso nelle relazioni personali sembra solo funzionale a far camminare la storia, con alcuni dialoghi recitati sopra le righe che stonano con l’atmosfera rarefatta, tra sogno e realtà, tra vita e morte, che il film suggerisce nella trama.
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The Book of Vision" è un buon prodotto ma lascia qualche dubbio sulla tesi che intende sostenere e su un messaggio che parte spesso con le parole dei personaggi ma che non sempre arriva chiaro al traguardo.
03/09/2020, 14:28
Stefano Amadio