FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - Viaggio nell’Italia del lockdown
“Andrà tutto bene, mica tanto” dice un rider che attraversa ogni giorno una Milano deserta per il lockdown per guadagnarsi da vivere, pochi, pochissimi euro. È quello che viene spontaneo pensare guardando il nuovo documentario del regista premio Oscar
Gabriele Salvatores: un montaggio di alcuni dei video amatoriali girati tra le mura di casa durante la quarantena da marzo fino a maggio. C’è chi segue le lezioni in streaming, chi fa ginnastica sui terrazzi, chi canta dai balconi, chi lavora in smart working e anche, nei reparti ospedalieri, chi assiste i malati di
Covid 24 ore su 24. E poi le città deserte e la natura che si riprende i suoi spazi.
Un collage di momenti che tutti abbiamo vissuto raccontato dalle immagini di chi ha raccolto l’invito del regista di mostrare la propria quarantena. La ferita è, però, ancora aperta per riuscire ad apprezzare quello che doveva essere un viaggio emozionante “nell’Italia del lockdown” soprattutto a fronte del nuovo precipitare della situazione e la prospettiva di un’ulteriore chiusura totale e i conseguenti disagi.
La visione delle immagini che ci hanno fatto soffrire e il cui ricordo non andrà mai via, come i carri armati che trasportano le salme dei morti, la disperazione dei familiari che non li hanno potuti nemmeno salutare e la stanchezza di medici e infermieri sempre in prima linea, contrasta nettamente con le sequenze di puro esibizionismo di chi a favore di camera piange perché trascorre la Pasqua da solo o di genitori che ostentano la loro bravura con i figli anche in una situazione limite. Se si pensa che dovevamo uscirne migliori e così non è stato, come dimostrato da molti nei mesi dopo la riapertura, queste sequenze non fanno altro che mostrare un’Italia ipocrita e retorica.
Un’
operazione troppo avventata su un periodo che non è finito e che nasconde ancora troppe incognite per poter far apprezzare questo insieme di ricordi di un passato recente e controverso.
25/10/2020, 17:00
Caterina Sabato