Note di regia di "Suburra - La Serie 3"
Una bellissima frase di Hemingway potrebbe riassumere in poche parole il senso di questa stagione di Suburra: “
La mia vita è una strada oscura che conduce al nulla”.
I personaggi di Suburra hanno le capacità, la lungimiranza, il cinismo e la cattiveria proprie di figure forti e senza scrupoli. Nel mondo di Suburra quotidiana è la violenza, quotidiano il sopruso, quotidiano il non avere regole se non quelle di una criminalità profondamente radicata in ogni aspetto della vita del mondo in cui si muovono i personaggi. Nulla e nessuno può portarli a un ripensamento. La realtà in cui sono immersi è assolutamente realistica, ma allo stesso tempo sembra propria di un grande dramma letterario o del libretto di un’opera, ed è proprio la coesistenza di questi due fattori, realismo da un lato e melodramma dall’altro, che mi ha affascinato e coinvolto dall’inizio.
In questa stagione, che ho sempre considerato come l’ultimo capitolo di un grande romanzo, i personaggi fanno parte di un racconto orchestrato e un po’ pop nel quale relazioni e scelte non hanno la possibilità di essere ripensate, di tornare indietro. Non c’è redenzione.
Parlando con gli attori ho sempre cercato di trasmettere loro questo senso di irrimediabilità: avrebbero dovuto portare i personaggi fino allo stremo, fino a sentire il debito di ossigeno, fino a quasi non riuscire più a respirare.
In questo cercare di arrivare alla linea di confine i personaggi diventano tridimensionali, non solo funzionali al racconto. Sono pienamente consapevoli di sé stessi senza timore di essere esposti ai loro sentimenti, alle loro fragilità, paure comprese.
In questa stagione ho cercato di far venire alla luce quei sentimenti, quelle linee d’ombra, o di luce, che poteva sembrare non appartenessero a nessuno di loro. Ho spinto l’acceleratore sulle debolezze cercando di far sì che queste diventassero importanti tanto quanto la forza che già riconoscevamo ai personaggi.
È la stagione dell’ombra e della solennità: come se ci addentrassimo lentamente all’interno di una cattedrale gotica dove è in corso una litania. I personaggi cercano costantemente di squarciare il buio, ma la loro essenza non permetterà loro di arrivare alla luce. Cercare di far aprire i personaggi alle emozioni ha portato a dare voce alla parte oscura e a quella che potrebbe sembrare più leggera ed ironica ma che ha l’effetto di rendere ancor più forte, tragica e irrevocabile la violenza.
È la stagione delle emozioni ma anche dell’amore impossibile, dell’amicizia, del sacrificio.
Le dinamiche criminali sono complesse, e lo sono altrettanto quelle della lotta incessante di ogni personaggio con i propri demoni, è un lungo e costante processo di crescita, di allontanamento dai padri o dai mondi conosciuti, ma forse nessuno arriverà a compiere il proprio destino fino in fondo. Non avranno tempo.
Il tempo è uno dei personaggi chiave della stagione, quel tempo che scorre in avanti inesorabile e non lascia scampo a nessuno dei nostri personaggi.
È un tempo compresso, veloce, pieno di eventi che scandiscono il passaggio tra successo e fallimento con la leggera indifferenza di una lancetta di orologio. Vivere o morire, tutto o niente: è solo un secondo.”
Arnaldo Catinari>