STEFANO SARDO - "Una relazione, il mio esordio alla regia"
Stefano Sardo è uno dei nomi più richiesti e apprezzati tra gli sceneggiatori di cinema e fiction italiani (dalla serie "1992", "1993" e "1994" a "In treatment", da "Il ragazzo invisibile" a "Tatanka"), ora pronto al passo dietro la macchina da presa con il suo esordio alla regia.
Hai appena completato le riprese del tuo esordio, "Una relazione": era un passo inevitabile?
Non so come sia per gli altri sceneggiatori, molti che conosco non vogliono fare questo "salto", ma io ci ho sempre pensato: da ragazzino volevo fare il regista, ma vivendo nella provincia piemontese sembrava irrealizzabile. Scrivere, invece, si poteva fare comunque: prima la carriera musicale con i Mambassa, che mi ha permesso di uscire dal mio territorio, poi ho iniziato a fare lo sceneggiatore.
Mi è sempre rimasta la voglia di gestire in prima persona il set, in "1992", "1993" e "1994" ho avuto insieme ai miei colleghi un ruolo molto attivo, da produttore creativo, ho seguito tutte le riprese e questo mi ha fatto capire meglio cosa vuol dire dare indicazioni pratiche a partire dalla pagina scritta, adattando ciò che ho messo su carta alle esigenze degli attori e della troupe. Ho imparato una sorta di competenza pragmatica, diciamo, e quando ho potuto ci ho provato: mi sono creato una società di produzione, insieme a Ines Vasiljevic, e in questa "casa" costruita insieme mi è sembrato naturale tentare. Poi la storia del film, così intima e personale, mi sembrava naturale dirigerla io.
Cosa ci puoi raccontare della storia?
E' la fine di una storia d'amore, inizia dove gli altri film finiscono, con due persone che tentano di lasciarsi restando amiche. Con tutte le conseguenze anche nefaste di questa decisione...
L'ho scritto insieme a Valentina Gaia subito dopo la nostra separazione, avvenuta dopo 17 anni di relazione: quella che abbiamo scritto non è la nostra storia, ma ha intercettato molte nostre emozioni, è stata una specie di viaggio con due punti di vista sulle difficoltà di una relazione.
Lo sentivo come un film su misura per me, ci ho messo dentro anche le mie canzoni, scritte nella mia vita precedente di musicista, è confluito tutto qui. Tommaso, interpretato da Guido Caprino, è un musicista e le canzoni che scrive sono le mie.
"Una relazione" è un corto circuito di cose vere e finte. Abbiamo scritto anche un romanzo, che uscirà per Harper&Collins ad aprile, prima del film (che in questo periodo complesso non ho idea della strada che avrà, se andrà al cinema o ai festival: di sicuro è Amazon il principale finanziatore, quindi sarà lì prima o poi).
Cercavo un tono da dramedy contemporaneo, volevo rappresentare l'incapacità dell'"adultità", che è cronica della mia generazione e dell'Italia dove puoi anche morire di vecchiaia senza mai diventare adulto davvero...
Che esperienza è stata dirigere, dopo aver chiuso le riprese?
Fare il regista è molto divertente, anche se senza pandemia sarebbe stato più facile!
Ogni giorno sul set è stato un regalo, non sapevamo mai se il giorno dopo avremmo potuto girare o no, e non abbiamo potuto vivere tutta la convivialità post-riprese.
Ma è stata un'esperienza splendida, l'ho vissuta con molta passione, molto entusiasmo: poi se l'ho fatto bene o male non lo so... ma di certo non ero smarrito sul set, le avevo pensate io quelle cose e mi sono trovato a mio agio.
Parlaci del cast che hai scelto.
Guido Caprino era la mia prima scelta, ho fatto un percorso con lui molto lungo avendo scritto il personaggio di Pietro Bosco in "1992", c'è una grande confidenza anche lavorativa con lui. Ero convinto potesse dare componenti importanti al personaggio, mettere uno forte come lui a interpretare una persona fragile era interessante. Non doveva apparire come un debole, ma come un incasinato: Guido si è gettato come un toro sul telo rosso, con grande generosità, si tormenta moltissimo nella preparazione di un ruolo e ti restituisce un sacco sul set.
Per il ruolo di Alice è stato più complicato, non avevo un'idea precisa da cui partire. Appena ho saputo di Guido ho potuto immaginare un'Alice compatibile con lui, e con Elena Radonicich ho visto una chimica speciale tra loro, sembravano davvero una coppia. Nel film non c'è spazio per raccontare la parte felice del loro amore, serviva qualcuno che rendesse credibile la chimica tra i due: con lei sono amico da molto tempo, la conosco come persona buffa, simpatica e divertente, ma nei film finora non ha mai potuto tirare fuori questa sua parte, un po' alla Meg Ryan, o alla Zooey Deschanel. Non è un personaggio patetico, quando va in pezzi empatizzi con lei non dici “poverina”.
Intorno a loro ho costruito un cast interessante, anche un po' sorprendente: c'è Thony e Libero De Rienzo, Tommaso Ragno e Francesca Chillemi, Luigi Diberti e una quasi inedita Enrica Bonaccorti. E poi l'attore e regista francese Jalil Lespert!
E ora? Quali saranno i prossimi passi?
Ora stiamo montando il film, le riprese si sono concluse da pochi giorni. Sono troppo ottimista se immagino di finire tutto per marzo? Io ci provo...
Per il resto: la vita da cantante appartiene al passato, ha fatto parte di me, è stato divertente e complicato, ma è finito. Ho già ripreso in mano alcuni copioni su cui lavoravo, sto ultimando un film d'esordio di un amico e una serie, che scrivo insieme a Ludovica Rampoldi, e altre cose... La scrittura non si è mai fermata, neanche con il lockdown, e prosegue così per fortuna.
17/12/2020, 20:00
Carlo Griseri