GLASSBOY - Un bambino e la strada verso la normalita'
Perché non si fanno film di genere in Italia? Perché non è facile, tra mille ostacoli, riuscirci. "
Glassboy" è un film per ragazzi ma, come spesso accade per i lavori di questo genere, ha un limite: non è pensato da ragazzi. Certo non si intende che dei bambini di dieci-dodici anni si mettano a scrivere una sceneggiatura, ma in queste operazioni si percepisce troppo la mano dei grandi che si mettono a raccontare i bambini e che inventano per loro un mondo di fantasia rimaneggiato dall’età. Quando un film per ragazzi funziona, significa che gli autori sanno calarsi nei panni dei loro personaggi, conoscendoli a fondo per cercare ad ogni costo di essere credibili, principalmente ai loro occhi.
Nel film di
Samuele Rossi, la confezione è di tutto rispetto: gli interpreti adulti, da
Loretta Goggi a Giorgio Colangeli, mostrano al meglio la loro professionalità, la fotografia è ricca e gli ambienti sono scelti con cura. Quello che manca è la scintilla, quel fattore capace di suscitare l’empatia giusta per coinvolgere lo spettatore nello sviluppo della storia e nelle vicende del piccolo protagonista, il bambino di vetro, e dei suoi amici.
La storia appare poco sviluppata con la reiterazione di alcuni elementi, come la salute del bambino o il carattere della nonna, che dovrebbero essere soltanto descrittivi ma che diventano invece storia, richiudendo il film su se stesso ogni volta che il racconto sembra aver preso una strada diversa. Dunque se la premessa è che se il bambino esce di casa rischia di sentirsi male, se quando uscirà di casa si sentirà male non avremo ricevuto nulla di nuovo, l’epilogo si sovrapporrà alla premessa, andando a sviluppare situazioni perlomeno prevedibili.
Purtroppo anche i personaggi del gruppo dei ragazzi appaiono stereotipati: il grassone, la secchiona, la ragazza problematica, i "cattivi" non sono aiutati neanche dai dialoghi che sembrano, come accennato, proprio scritti dai grandi nel modo in cui pensano che parlino dei ragazzi. Ma neanche dei ragazzi veri, reali, ma come si esprimono quelli dei film a cui si ispirano gli autori. Dunque si finisce per avere una costruzione fatta da adulti su un’immagine non realistica ma derivata da altre immaginazioni, dove la citazione e l’omaggio a “un certo cinema” sembrano aver attirato tutta l’attenzione degli autori, dimentichi di creare e sviluppare qualcosa di più. Anche i giovani interpreti fanno fatica ad uscire da azioni costruite e battute a memoria dando un senso di rigidità all’azione e alle relazioni personali. Non è facile fare gli attori, ci vuole tecnica e tanta fatica, lunghi giorni di prove e, non guasta, un po’ di predisposizione. Come detto all’inizio, non è facile.
19/01/2021, 15:42
Stefano Amadio