Note di regia di "M A D R E"
Niente è più difficile da raccontare dell’immobilità. I palazzi non vogliono essere raccontati. E dopotutto niente è più impenetrabile di un’opera d’arte, soprattutto se nella sua ambiguità concettuale non fa che sfidare il nostro sguardo, la nostra pazienza, i nostri sensi e il nostro intelletto.
Sono partito dall’idea di voler raccontare un luogo per poi scoprire che un luogo come Palazzo Donnaregina non si lascia raccontare mai fino in fondo Non esistono grandangoli abbastanza vasti per abbracciarlo nel suo insieme e non esistono piani-sequenza abbastanza lunghi per attraversarlo completamente.
Avrei potuto trattenermi due anni all’interno del Madre e le immagini raccolte alla fine non sarebbe riuscite comunque a restituire gran parte dell’ambiguità che permea la contemporaneità delle sue opere in mostra.
Più interessante è cogliere i piccoli dettagli. Lo sguardo di un visitatore che interroga le superfici pittoriche di Mimmo Palladino, i giochi di luce prodotti dai teschi di Rebecca Horn o quanto lavoro sia necessario a tutte le persone che lavorano nel museo per allestire una mostra.
M A D R E è un documentario puro. Osserva, raccoglie testimonianze, guarda e non giudica. Ma è anche esso stesso un film d’arte, perché in alcuni momenti della narrazione ho creato un cortocircuito visivo e sonoro tra il mio sguardo e due opere che fanno parte della collezione permanente e che sono quelle che ho maggiormente amato, Spirits di Rebecca Horn e Dark Brother di Anish Kapoor.
Luigi Pingitore