UN GIORNO LA NOTTE - Accogliere la cecita'
Sainey è un ventenne gambiano giunto in Italia con la speranza di trovare la cura a un male che rischia di renderlo nel giro di pochi anni totalmente cieco: la retinite pigmentosa. Ma le possibilità di successo sono molto basse e così il ragazzo decide di cominciare un percorso per accettare la malattia frequentando una comunità di ciechi a Bologna. Qui segue le lezioni per diventare centralinista, gioca con la squadra di baseball per ciechi e conosce il simpatico sessantenne Pasquale che lo accoglie come un figlio, introducendolo a una nuova vita, insegnandogli i trucchi per muoversi in sicurezza per strada e aiutandolo a convivere con questa nuova condizione.
Autobiografismo e biografismo si alternano in questo documentario sulla vita di
Sainey Fatty conosciuto dai registi
Michele Aiello e Michele Cattani durante un laboratorio di Video Partecipativo, e incuriositi dalla sua storia gli hanno chiesto di collaborare con loro alla realizzazione di questo film sugli sconvolgimenti che la malattia gli ha portato. Così da una parte il timido ragazzo venuto dal Gambia mostra la sua quotidianità e la sua nuova vita con una videocamera che porta sempre con sé, racconta la sua storia e descrive le sensazioni e i sentimenti di fronte alla prospettiva di una cecità totale.
Osserva i monumenti di Bologna, le sagome delle persone che si riflettono nelle vetrine dei negozi ed è felice di poter vedere ancora tutto questo. Dall’altra vediamo la prospettiva dei registi che lo immortalano con i suoi nuovi amici, durante le partite di baseball e mentre rimane assorto nei suoi pensieri, pensando al suo futuro ascoltando le parole e le esperienze di Pasquale e di altri ragazzi come lui. Il formato del documentario è 4.3 per permettere allo spettatore di “vivere” lo stesso limite di sguardo di ipovedenti e non vedenti e partecipare anche solo per un’ora alla loro condizione dalla quale non traspare mai autocommiserazione ma al contrario positività e fiducia nel futuro.
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Un giorno la notte" è il ritratto delicato di un ragazzo che attende la cecità con consapevolezza ma spera ancora di poter vivere la notte, momento della giornata durante il quale non riesce a distinguere quasi nulla, e di avere presto una famiglia: “Desidero davvero vedere mio figlio prima di perdere la vista”. È tra i momenti più toccanti e malinconici del documentario vissuti soprattutto in compagnia dell’amico Pasquale con il quale Sainey parla di amore, di tramonti, di futuro e del suo passato, come il drammatico viaggio in gommone per raggiungere l’Italia. È un film che racconta anche la fratellanza, l’accoglienza senza pregiudizi in una società dove i veri ciechi sono coloro che ancora vedono solo il colore della pelle.
28/04/2021, 09:04
Caterina Sabato