Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di regia di "Il Tempo Lungo"


Note di regia di
La principale scelta registica è stata la durata del film: 60 minuti circa. Un minutaggio che soddisfa sia le esigenze dello spettatore cinematografico che quelle dello spettatore tv o web. 60 minuti pieni di avvenimenti, parole, silenzi, immagini oniriche, testimonianze dirette. Un susseguirsi narrativo sicuramente denso ma nello stesso tempo cadenzato da tempi lunghi. Ecco, il tempo lungo che il protagonista ha già trascorso durante la sua vita, il tempo lungo che ha passato dopo che la realtà del cinema ha attraversato la sua esistenza, il tempo lungo che ha ancora davanti a sé, il tempo lungo che ha trasmesso ai suoi discepoli. Sequenze e scene caratterizzati dallo scorrere del tempo concreto, quasi sembra che si vedano le lancette dell'orologio immaginario, anche se l'inquadratura dura poco in sé, l'oggetto e il personaggio mostrato nel loro significato hanno la forza di non aver paura del tempo che passa, anzi ne vengono fortificati. La storia di finzione nasce così dalle parole dell'anziano Demesio e dai luoghi accuratamente fotografati. Le parole del protagonista sono catturate dalla finzione narrativa del documentario scolastico. Un gioco di rimandi continuo tra documentario, finzione e ricordo di un film che è stato a sua volta alta espressione di finzione popolare sociale e politica.
La ricerca è verso un linguaggio unico, senza confini, dove la realtà scrive la sceneggiatura, suggerisce la messa in scena, ma allo stesso tempo è una realtà figlia della magia cinematografica.
Una delle peculiarita' del film 'Il tempo lungo' (forse la più' curiosa e coraggiosa) e' quella che il cast sia quasi completamente costituito da attori non professionisti. La cosa di per se' non costituisce una novità', originale invece è il fatto che gli attori non professionisti del film abbiano tutti preso parte al film 'Novecento' di Bernardo Bertolucci come caratteristi e figuranti. Hanno dunque lavorato all'interno di uno dei più' importanti film italiani del secolo scorso, scelti uno ad uno dal grande regista parmense. Il protagonista del gruppo, allora come oggi, e' Demesio Lusardi. Allora erano tutti tra i 15 ed i 40 anni circa, chi aveva preso il film come un gioco, un passatempo, un sogno da realizzare, una scoperta.
Bene, questo gruppo e' cresciuto, e' diventato adulto o è invecchiato, e questa volta si rimette in gioco più' coscientemente in un lavoro di attore che miscelerà' i loro ricordi con sopite aspirazioni e realtà' odierne. Un cast felice di rivivere i propri ricordi e che cerca di passarli al mezzo cinematografico integri e ingenui. Essere sé stessi, sempre e comunque, davanti a una macchina da presa e durante la propria vita. Il gioco si ripete in forma di 'mestiere' mantenendo pero' l'ingenuità' e la freschezza delle singole personalità'. Il cast intero poi si rivede nei tre ragazzini non professionisti che sono il loro alter ego, gli unici che 'recitano' coscienti di farlo. Una scommessa coraggiosa, crediamo vinta.

Andrea Canepari