Note di regia di "They Talk"
“They Talk” è il mio quarto film e il terzo di genere horror. La sfida più grande che mi si è presentata quando ho iniziato a lavorare a questo progetto era quella di riuscire a rendere credibile l’ambientazione americana in Italia. La produzione aveva deciso di girare il film in Calabria, ma dopo il primo sopralluogo rimasi senza parole nel vedere che la Sila era la location ideale per il film. Insieme allo scenografo Pasquale Tricoci, abbiamo lavorato più sugli interni che sugli esterni, che si presentavano già adeguati alla storia e con un gusto da America del Nord. Quel che mi stimolava di più era raccontare una tipica storia del terrore immersa nella provincia americana. Il tutto doveva essere reso credibile da un cast che, seppur non americano, fosse adatto in termini di accento e di presenza scenica. Grazie a un lungo lavoro di casting sono entrato in contatto con Jonathan Tufvesson, Margaux Billard e Aciel Martinez Poll. Rocío Muñoz Morales aveva invece già lavorato con me quindi conoscevo bene le sue qualità e la ritenevo perfetta per il ruolo di Amanda. Fatto tutto ciò mi sono chiesto come avrei voluto raccontare “They Talk”, che impressione avrebbe dovuto dare al pubblico. Lo script era più orientato verso una storia thriller soprannaturale con qualche venatura horror, ma in generale non amo le storie che stanno a metà, quindi decisi di portare il racconto dritto nell’horror, con un’atmosfera malata che diventa sempre più angosciante man mano che la storia avanza fino a un epilogo pieno di ossessione che vuole essere un pugno nello stomaco dello spettatore. Ho voluto trovare anche lo spazio per citare alcuni dei registi che più hanno influenzato il mio percorso artistico, ad esempio Lucio Fulci a cui ho reso omaggio nella sequenza iniziale con una carrellata tra le lapidi che vuole ricordare l’inizio di “Paura nella città dei morti viventi” o le atmosfere nebbiose del John Carpenter di “Fog” e, sempre rimanendo nel cinema di Carpenter, con il trucco della suora ho voluto citare la posseduta de “Il signore del male”.
Giorgio Bruno