LOCARNO 74 - "Il legionario", l'esordio nel lungo di Hleb Papou
Nell'antica Roma i legionari erano soldati di prim'ordine, selezionati per la loro efficienza ed efficacia in battaglia, indipendentemente dalla loro provenienza, religione o colore della pelle. Nella Roma moderna, tra i celerini che tutti i giorni sono chiamati ad andare in prima linea a difesa dello Stato (senza troppo ragionare, pronti ad obbedire), le cose apparentemente non cambiano: tutti uguali, bianchi e neri, se diretti uniti verso lo stesso scopo.
Qui nasce il problema, quando "
Il Legionario" Daniel, al centro del racconto del lungometraggio d'esordio del regista bielorusso - ma romano d'adozione -
Hleb Papou, si trova a dover affrontare lo sgombero del palazzo occupato in cui è cresciuto, e in cui soprattutto vive ancora la madre insieme al fratello più giovane, tra i più impegnati a difendere quella scelta (necessaria) di vita.
Qui nascono i dubbi, qui tutta la fatica fatta per passare "dalla parte giusta" rischia di diventare inutile: da che parte stare? Come salvare se stessi, la propria nuova vita e il proprio passato? Sempre che sia possibile, a rischio di distruggere ogni cosa.
Papou parte da un omonimo cortometraggio (sempre interpretato da
Germano Gentile nel ruolo del celerino protagonista) realizzato come saggio di diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia, allargando il raggio d'azione ma rimanendo sempre molto vicino, anche fisicamente, ai suoi personaggi. La camera a mano li segue, lo studio della messa in scena permette anche a un film dai mezzi produttivi ridotti di risultare credibile anche nelle scene di azione e di tensione, su cui spesso tentativi simili cadono.
Se mancano (per volontà) ragioni e motivi delle diverse scelte di vita, ci sono (in abbondanza) le quotidiane conseguenze di ognuna di loro.
07/08/2021, 18:54
Carlo Griseri