VENEZIA 78 - "Mother Lode", la discesa negli inferi
Jorge è un ragazzo di Lima. La sua vita sta per cambiare drasticamente da li a poco. Con zaino in spalla, parte dalla sua città natale , Lima, per trovare "fortuna" nelle miniere d'oro delle Ande, dove ogni anno arrivano migliaia di lavoratori stagionali. Jorge lascia tutti i suoi affetti per un'avventura al limite dell'umano.
E'
Matteo Tortone ha raccontaci questa storia, che ha come incipit una frase dello stesso protagonista: "
A 13 anni, quando vai in miniera per la prima volta, ti dicono che l’oro viene dal diavolo. Vita e morte sono nelle sue mani. Devi fare un patto con lui, è solo questione di tempo”. La telecamera del regista si addentra prima nella vita Jorge, tassista squattrinato, lasciato a piedi anche dalla sua "mototaxi" a tre ruote; poi, passa a inquadrare il viaggio del ragazzo fino a La Rinconada, l’insediamento umano più alto del mondo, ai piedi del ghiacciaio Ananea Grande, dove è situata la miniera. Qui inizia il viaggio negli inferi, nel buio di una miniera che fa paura e di un altrettanto inquietante luogo di non vita, rappresentato dall'esterno, dove gli uomini sembrano "animali da lavoro", dove l'unico conforto è l'alcool e la presenta di alcune prostitute, anche loro li, per tirare su due soldi per mantenere la famiglia.
"
Mother Lode", documentario a metà tra realtà e finzione, è un'interessante spaccato della società del consumo, ma anche una favola moderna tra leggenda e superstizione. La miniera diventa un simbolo di alienazione al mondo contemporaneo, dove l'uomo viene risucchiato nelle viscere delle terra, che simboleggia come tutto può essere sacrificato in nome del profitto.
Matteo Tortone, con il suo caratteristico bianco/nero, da mostra, con "
Mother Love", di una grande maturità stilistica, non solo dal punto di vista visivo, grazie anche alla splendida fotografia Patrick Tresch, ma anche nell'approccio alla realtà e nel volerla rappresentare con un certo carattere autoriale tutto suo...
09/09/2021, 18:21
Simone Pinchiorri