VENEZIA 78 - "Ezio Bosso. Le cose che restano" commuove
Ezio Bosso è stato un grande musicista, contrabbassista a inizio carriera e poi - a causa della malattia che se lo porterà via a 49 anni nel 2020 - convertitosi al pianoforte e alla direzione d'orchestra. Dopo una vita tra studi classici e performance tra il punk, il mod e il pop, negli ultimi anni della sua vita ha saputo diventare una sorta di filosofo della musica, aspetto che dopo la sua partecipazione a Sanremo 2016 gli ha regalato un'intensissima fase di enorme successo e di vicinanza con il grande pubblico.
Giorgio Verdelli è già stato autore di documentari su Pino Daniele e Paolo Conte, e questa volta prosegue nel suo percorso ricostruendo la carriera di Bosso grazie alla sua stessa voce, che diventa narratrice e fondante per capirne le varie fasi. Ci sono suoi amici e colleghi (toccanti i ricordi di
Silvio Orlando e Gabriele Salvatores, tra gli altri), ci sono splendidi materiali d'archivio, ci sono tante, tantissime voci di persone che lo hanno intercettato e da lui hanno ricevuto umanamente molto (pure troppe le persone coinvolte, scelte a volte solo in quanto VIP ma spesso ripetitive e per stessa ammissione di alcuni di loro decisamente parziali, avendolo incontrato poche ore).
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Ezio Bosso. Le Cose che Restano" è un bell'omaggio, che sa emozionare e punta sulla sensibilità dimostrata dal musicista al grande pubblico, oltre che sul suo contagioso amore per le composizioni che era chiamato a suonare o dirigere. Un ritratto un po' sbilanciato sulla sua fase di maggior riscontro pubblico, ma apprezzabile e doveroso come ricordo di un uomo speciale.
11/09/2021, 07:27
Carlo Griseri