Note di regia di "Milena, la Luna"
Questo film, come la sua protagonista, è una maravigghia, un po’ miracolo e un po’ freak: nato come testo teatrale, ha mutato genere ed è stato girato in tempi risicatissimi e con modalità artigianali e per certi versi funamboliche. Anche perché, per il suo significato sociale, è stato realizzato da tutti coloro i quali vi hanno collaborato, come opera di volontariato. Alla fine magari non era ciò che avremmo voluto che fosse, ma di certo è diventato ciò che poteva essere. Come i figli. Come tutte le cose autentiche.
Milena è il pilot di una trilogia sui nuovi vinti di Catania, scritta rifacendosi al ciclo verghiano. Un trans che è la metafora del cittadino italiano invisibile, non solo del Sud, ma di tutte le periferie della penisola. Ed è una di quelle infinite storie d’ordinaria tristezza davanti alle quali è semplicissimo voltarsi dall’altra parte o mettersi a urlare o a pontificare. Ma queste reazioni ci fanno perdere la principale caratteristica della persona umana, quella che porta a cercare ciò che unisce, non ciò che divide, valorizzando le differenze e combattendo le diseguaglianze.
Giuseppe Lazzaro Danzuso