Sinossi *:
Milena ha una lunga vita di sofferenza alle spalle, visto che è nata, lei profondamente donna, in un corpo sbagliato. E in una famiglia anch’essa sbagliata, perché troppo povera. E in un luogo sbagliato, la Sicilia dei vinti. Il destino l’ha condotta a non poter più fischiare o baciare, mutilazione che la angoscia.

Eppure Milena riesce ancora a provare gioie e slanci commoventi. In una stanza di quello che definisce il pisciatoio di Catania, ossia San Berillo, orrido e sublime quartiere della prostituzione, vive nel ricordo del Professore. È lui l’amante che le ha fatto conoscere, attraverso un vecchio dizionario, la potenza delle parole, capaci di mutare il mondo. E che, conducendola nel tempio della musica, il Teatro Bellini, l’ha iniziata alla bellezza salvifica dell’Arte. Non vuol essere più una maravigghia, una freak, Milena, ma, colma di dignità nonostante gli affronti della sorte, sogna d’essere, come amava dire il Professore, “semplicemente un essere umano”. E danza alla luce della luna, immaginandosi circondata da nipotini.

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