BIF&ST 2021 - In Chiusura l’elogio della follia
Diego è uno chef, un ossessivo compulsivo in balia dei suoi problemi personali, dei suoi tic, della rabbia che esplode all’improvviso anche solo per delle futilità. Clara è una bugiarda patologica, incasinata e vitale che non riesce a controllare i suoi istinti. I due si incontrano in un centro diurno per il rehab di persone disturbate e tra loro nasce quasi subito un rapporto complicato fatto di litigi, risate e confessioni profonde. Al centro diurno avranno il compito di gestire un ristorante coinvolgendo anche il resto del gruppo in cura e scopriranno gradualmente di essere capaci di grandi imprese, ma riusciranno a mantenere il controllo?
“Se uno sta male la gente ha paura”, così persone come Diego e Clara, ma anche i loro compagni del centro diurno, come Susanna affetta dalla sindrome di Tourette o Sosia ossessionato da inesistenti complotti, vengono lasciati ai margini, acuendo così le loro problematiche. "
Marilyn ha gli occhi neri" di
Simone Godano (“Moglie e Marito”, “Croce e Delizia”), scritto da
Giulia Louise Steigerwalt, racconta queste solitudini che solo unendosi riescono a trovare la bussola, la fiducia in sé stessi.
Ma è anche una commedia che elogia la “follia” intesa come autenticità, come voce fuori dal coro: Clara la esprime in pieno, nelle sedute di gruppo rimane, infatti, sempre fuori dal cerchio, una metafora della sua ribellione a una società che la vorrebbe inquadrata, conforme agli standard di normalità. E Diego con le sue ossessioni non è poi così diverso da ognuno di noi che nascondiamo forse anche a noi stessi delle manie. È il senso del film che non giudica questi personaggi verso i quali è facile provare empatia, proprio perché ci possiamo vedere un pezzo di noi: in Clara che si sente invisibile, in Diego che vorrebbe essere un buon padre o nell’adolescente Gina che non riesce a comunicare con il mondo esterno.
“Pensano di avere ragione perché sono di più, quelli normali”, afferma il personaggio di Stefano Accorsi, una frase che può essere il sunto di un film che non parla di “pazzi” da manicomio in maniera ricattatoria e stucchevole, ma attraverso un umorismo brillante e spesso scorretto, come i divertenti monologhi del padre di Diego (
Marco Messeri), ci racconta che anche le fragilità e i difetti sono belli. È chiara l’influenza nel regista e nella sceneggiatrice di opere americane come “Il lato positivo” o “Se mi lasci ti cancello” non facendone, però, un inutile rifacimento ma una “versione” italiana.
Miriam Leone e Stefano Accorsi, che si ritrovano sul set dopo la serie “1992”, “1993”, “1994”, sono una coppia affiatata ed entrambi regalano delle interpretazioni commoventi: Accorsi è riuscito a schivare il rischio di fare una caricatura del suo personaggio; Leone, dopo la bella prova in “L’amore a domicilio” che le è valsa un Nastro d’argento, conferma di essere un’interprete dal talento naturale.
02/10/2021, 22:00
Caterina Sabato