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FESTIVAL DEL CINEMA DEI DIRITTI UMANI DI NAPOLI 13 - I premi


FESTIVAL DEL CINEMA DEI DIRITTI UMANI DI NAPOLI 13 - I premi
HUMAN RIGHTS DOC - VINCITORE
"ROOM WITHOUT VIEW" di Roser Canella (Austria)
Per il carattere universale di una tematica che riguarda la sfera privata e quotidiana di gran parte del pianeta, per il coraggio di raccogliere testimonianze dolorose di una moderna schiavitù, facendo risaltare la “banalità del male” nelle voci degli stessi trafficanti, e trasmettendo insieme la determinazione delle donne che sono riuscite a ribellarsi. Il tutto raccontato con uno stile originale e potente.

HUMAN RIGHTS DOC - MENZIONE SPECIALE
"CANELA" di Cecilia Del Valle (Argentina)
Per la dolcezza e l'empatia con cui la regista ci mostra come nulla nella vita sia monolitico e privo di insicurezze, soprattutto nella costruzione di una nuova identità di genere.
La regista accompagna Canela nella sua quotidianità piena di domande e dubbi circa la possibilità di completare il percorso di transizione attraverso l’operazione chirurgica. In un mondo in cui il pregiudizio sulle persone transessuali è ancora purtroppo diffuso, questo film ci permette di conoscere una realtà travolgente e poco discussa pubblicamente. Inoltre oggi, 20 novembre, è anche la Giornata del Ricordo Transgender, una ricorrenza della comunità LGBTQ per commemorare le vittime dell'odio e del pregiudizio verso le persone transgender introdotto in ricordo di Rita Hester, assassinata nel 1998.

HUMAN RIGHTS SHORT - VINCITORE
"TEKOSER “BEAR” THE PARTISAN" di Dario Salvetti (Italia)
Un documentario intenso ed emozionante sulla vita e sull’eroica morte nel 2019, in Rojava contro l'ISIS, del partigiano italiano Lorenzo Orsetti, nome di battaglia Tekoser “Orso”.

HUMAN RIGHTS SHORT - MENZIONE SPECIALE
"GOOD GIRL" di Raheleh Karami (Iran)
Per la potenza espressiva, la recitazione, la lucida denuncia di una vicenda di complicità familiari in una brutale realtà patriarcale. Una giovane donna è costretta a vendere i propri capelli per pagare il proprio aborto (o le ferite di uno stupro), in un crescendo di orrore domestico in cui la stessa madre diventa, terrorizzata dal suo nuovo marito, carnefice della propria figlia.

SAAMIYA YUSUF OMAR - VINCITORE
"LET THEM DROWN" di Wojciech Bojanowski (Polonia)
La decisione di attribuire il premio della sezione Saamyia Yusuf Omar al lavoro di Wojciech Bojanowski è stata determinata da quello che a nostro avviso è il grandissimo valore di Let Them Drown, in particolare in questa fase storica che attraversano l'Italia, l'Europa e il mondo intero, rispetto ai temi dell'equità del diritto ad una vita dignitosa e serena per tutti gli esseri umani, della migrazione e dell'accoglienza. Splendidamente girato nel racconto asciutto, delicato e al contempo informativo di momenti complessi ed estremi, Let Them Drown, rimette al posto giusto valori e prospettive con intelligenza e umanità, restituisce il giusto senso del cosa significa restare umani, anche sotto il bombardamento della propaganda e gli attacchi manipolatori di una politica che fonda la sua forza sulla paura e sullo sciovinismo. Consegnare questo premio, ha rappresentato per noi anche una possibilità di esprimere un ringraziamento, un tributo alla forza di chi prende ancora posizione, dalla parte giusta, mettendo a rischio la propria vita e la propria serenità, in nome dell'amore per il senso più alto della parola umanità.

PERSECUTED - VINCITORE
"SOLIDARITY CRIME, THE BORDERS OF DEMOCRACY" di Nicolás Braguinsky Cascini (Svizzera/Spagna)
Un documentario che ha saputo dare forza al lavoro generoso di tante persone che si sono prodigate a salvare vite umane e a cercare di dare loro solidarietà e diritti, in contrasto con le politiche repressive antimigratorie europee, comprese quelle italiane, evidenziando tra queste l'esperienza di Riace e di Mimmo Lucano che si è voluto brutalmente recidere.

HUMAN RIGHTS YOUTH
"UNA NUOVA PROSPETTIVA" di Emanuela Ponzano (Italia)
Per aver combinato in modo perfetto regia, montaggio, fotografia, lasciando spazio a guizzi di fantasia non indifferenti come nella scena dove gli oggetti iniziano a levitare. Per aver saputo far entrare lo spettatore in un mondo quasi fantastico; un mondo che noi, dalla posizione di comfort, in cui ci troviamo non riusciamo a percepire, ma che esiste e ogni giorno spezza migliaia di vite in fuga per cercare una nuova prospettiva. Per aver descritto in modo tanto semplice quanto efficace l’orrore della condizione dei migranti che, in cerca di salvezza, diventano perseguitati oggi come in passato. Regia morbida, audio curato nei minimi dettagli, montaggio che consegna al corto un ottimo ritmo, fotografia tendente a colori freddi che lasciano immergere nella scena facendo capire immediatamente cosa ci sarà da affrontare. Pensiero personale del giovanissimo giurato Alessio: "Questo film mi è piaciuto ma anche dispiaciuto, perché ricorda tutto il male che hanno fatto a delle persone, uccidendole, mentre cercavano solo di oltrepassare un semplice confine"

MENZIONE PLATEA DIFFUSA - EX AEQUO
"SIC EST" di Flavio Ricci (Italia) (DOC)
Per aver dato voce ai sogni delle ragazze e dei ragazzi di Napoli Est, al loro quartiere, le loro vite, alla realtà di Maestri di Strada che ogni giorno opera per costruire un'alternativa in un contesto complesso e apparentemente arido in cui, invece, numerosi fiori potrebbero essere pronti a sbocciare, anche se non lo sanno. Perché in Sic Est si concretizza la missione interiore di due generazioni, una che eredita il mondo di sempre e l’altra che cambia il paradigma in cui siamo immersi. La periferia Napoletana, privata dell'accusa dello stereotipo, si fa rappresentativa delle battaglie e delle sconfitte, dei desideri e delle paure, di protagonisti che per conquistare la normalità non hanno mai dovuto lottare così tanto. Sic Est non è dunque solo un bel film, ma un film utile; uno strumento conoscitivo, in grado di esemplificare la crisi generazionale e portarne le istanze anche nei cuori più "adulti".
"GOD’S MOTHER DANCES" di Sungbin Byun (Korea)
Perché il corto di Sungbin Byun in soli ventiquattro minuti riesce a tratteggiare con dolcezza e forza la storia di Shin- Mi e la sua lotta, delicata e ironica, per il riconoscimento di se stessa per ciò che è: donna e ballerina, oltre ogni tipo di convenzione. Costruendo un finale che, se nelle intenzioni del Dottore e della Commissione medica, dovrebbe determinare la completa umiliazione della protagonista, diviene, invece, un'epifania e una liberazione, con la conseguente ferma, decisa e delicata affermazione della sua persona/personalità nei confronti di un mondo troppo spesso schematico per riuscire ad accettare, senza pregiudizi, l’unicità di ogni persona.

PREMIO DELL’AMBASCIATA DI SVIZZERA
"EN CAMINO" di Isabella Cortese, Federico Fenucci , Giuditta Vettese (Italia)

MENZIONE SPECIALE ARRIGONI MEHR KHAMIS
"MERCY - JOURNEY TO DESPAIR" di Nuray Kayacan (Turchia)
Per aver trattato in modo estremamente poetico e coraggioso, con una regia e una fotografia eccellenti, i temi della guerra, della fuga, della necessità della solidarietà e la resistenza di un intero popolo.

21/11/2021, 09:39