Note di regia di "Rigoletto al Circo Massimo"
Un Rigoletto “on the road”, pensato e creato appositamente come evento speciale del Teatro dell’Opera di Roma al Circo Massimo per la ripartenza dello spettacolo dal vivo: da subito questo progetto ha raccolto tutto il mio entusiasmo e la determinazione necessari. Abbiamo inziato le prove il 16 giugno 2020, il giorno della riapertura dei teatri dopo il lockdown. Il debutto era fissato per il mese succesivo. Una sfida che ha coinvolto ed esaltato le energie di tutto il mio team di lavoro e delle nuove persone che ho avuto la fortuna di incontrare. Per realizzare questo progetto abbiamo utilizzato tre operatori steady-cam coordinati da una regia video live in modo da avere allo stesso tempo gli interpreti dell’opera sul palcoscenico e le loro inquadrature proiettate su un maxischermo alle loro spalle. Nel maxischermo sono presenti inoltre dei filmati che abbiamo girato con una piccola troupe durante il periodo di prove a Cinecittà, in modo da avere a disposizione uno spazio che corrispondesse al palcoscenico che nel frattempo veniva allestito a Circo Massimo. Una giostra a catene e sei automobili sono stati gli ingredienti scenici che abbiamo utilizzato per sintetizzare lo spazio della vicenda.
A partire da quelle riprese live è nato Rigoletto a Circo Massimo, attraverso un lavoro di editing e post produzione curato insieme a Indigo Film che ha esaltato il linguaggio filmico utilizzato nello spettacolo dal vivo. Rigoletto è un personaggio shakesperiano, tormentato, incattivito dalla vita, deforme nell’aspetto, deriso, disprezzato e mosso da un morboso bisogno di amore. Nutre un estremo desiderio di riscatto, di felicità: salvare la figlia e cambiare vita, abbandonare quella corte degenerata nella quale lui si sente disprezzato e umiliato. Ma non ci riesce e finisce per diventare il responsabile della morte della figlia. Perché? Perché, in fondo, non è in grado di accettare che lei ami proprio il suo padrone, il Duca, che lui invece odia e vuole uccidere. Quando Rigoletto grida “vendetta vendetta”, la figlia gli dice: “Perdonate”, ma lui non la ascolta.... Gilda glielo dice in faccia anche all’inizio del terzo atto: lei ama “sempre” il Duca... per Rigoletto è una pugnalata. L’intreccio narrativo del libretto rispecchia i canoni del noir, conducendo il protagonista all’autodistruzione. La sua ossessione protettiva estremizza le reazioni di Gilda che pur di salvare il Duca va incontro alla morte. All’inizio della storia Rigoletto deride un altro padre, Monterone, senza sapere che i loro destini saranno simili. Monterone reagisce scagliando la sua maledizione su Rigoletto, e preannuncia simbolicamente il finale: è dalla quella simbolica maledizione di Monterone, resa metaforicamente con i fiori che diventareanno la tomba di Gilda, che parte la storia. Ho ambientato la storia in un immaginario mondo criminale. Il Re di Francia di Victor Hugo (che Verdi fu costretto dalla censura a trasformare nel Duca di Mantova), diventa qui l’incarnazione di un criminale attorniato dalla sua banda di cortigiani. La violenza fa parte del potere del re, che Hugo ritrae come un libertino sfrenato, un’ennesima reincarnazione del mito di Don Giovanni, dedito al piacere mentre gli altri subiscono il suo dispotismo, a partire da Monterone, un vecchio venuto a chiedere giustizia e mandato invece al boia. I Cortigiani sono una banda cinica e competitiva: è un mondo torbido, dove è normale trovare un killer che si presenti ad offrire i suoi servizi o dove è normale rapire una donna per regolare un conto in sospeso, realizzando cosi la punizione/vendetta tipica di un machismo sprezzante nei confronti della femminilità. Nello spettacolo è sempre presente una commistione tra il realismo e una dimensione onirica, sottolineata anche dai filmati in cui vediamo sogni, visioni e flashback del passato. Un racconto cinematografico che mira a definire nei dettagli i personaggi di quest’opera cosi innovativa per il tempo in cui fu composta e ancora oggi in grado di impressionarci per il suo formidabile ritmo narrativo.
Damiano Michieletto