Note di regia di "Makari - Seconda Stagione"
“
Non invidio a Dio il Paradiso perché sono ben soddisfatto di vivere in Sicilia”.
Aveva scritto così Federico II di Svevia su questa terra meravigliosa ricca di colori, profumi e luci uniche e inaudite. Così è stato anche il paradiso per un regista, trovarsi a girare e fotografare una serie interamente ambientata nell’Isola delle Meraviglie. È stato impossibile non cedere al “mal di Sicilia” perché dopo poche settimane questi posti e questa gente ti rapiscono e ti fanno prigioniero proprio come il protagonista Saverio Lamanna che, grazie al totale fallimento della sua carriera da colletto bianco al Ministero dell’Interno a Roma, con il suo ritorno alle origini, scopre una vera e propria rinascita interiore.
Ho cercato di miscelare più generi: oltre al “giallo” si passa dal sentimentale alla commedia, dal mélo al dramma con punte di grottesco creato dalle situazioni dei personaggi che colorano le storie. Il nostro protagonista è come un naufrago sballottato dalle onde degli avvenimenti che lo scuotono e gli fanno prendere coscienza di quanto fosse inutile il suo vissuto precedente.
Una nuova consapevolezza per Saverio Lamanna alla scoperta dei veri valori ma soprattutto di quello primario, forse il più importante di tutti: l’amicizia.
Su questo tema una frase di Andrea Camilleri recita così: “Tra Siciliani un vero amico non deve chiedere all’altro una qualche cosa, perché non c’è bisogno, in quanto sarà preceduto dall’offerta dell’amico che ha intuito la domanda che gli sarebbe arrivata”.
Credo che questa serie abbia una sua originalità in quanto pur ambientata nella “terra dei limoni” non racconta storie di mafia. Anzi, a volte la mafia viene usata come copertura per interessi personali miserabili, messi in atto da personaggi meschini. Un pregio dei contenuti delle storie è quello di raccontare le miserie dell’animo umano.
Michele Soavi