PASOLINI EXTRA - Alla Casa del Cinema di Roma dal 9 al 13 marzo
Festeggiare i cento anni della nascita di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975) non è impresa semplice. Si rischia di cadere in un didascalismo scontato e retorico. Perché Pasolini, rispetto a tutti gli altri intellettuali, cineasti, poeti, è stato il più eclettico: non c’è ambito che non sia da lui stato indagato, analizzato, sviscerato: letteratura, poesia (migliaia di versi), cinema (ventiquattro film), teoria, critica, drammaturgia. Non è stato solo il più eclettico ma anche il più moderno, tanto che si può affermare una massima solo all’apparenza paradossale: più passa il tempo Pasolini e più Pasolini è vivo, come se la realtà contemporanea fosse la tragica realizzazione della profezia pasoliniana. Quella catastrofe, ossia la progressiva regressione capitalista con una società più politicante che politica, più interessata alle immagini che alfabetizzata, che omologa e annulla le differenze e che ha definitivamente perso il senso del sacro, ha raggiunto oggi il suo massimo successo, tanto che ci si pone lo stesso quesito di filosofi come Slavoj Žižek o Mark Fisher: è davvero più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo? Infine, l’eclettismo pasoliniano non può essere separato, disgiunto: il cinema è intimamente “connesso” con la letteratura e dunque con il teatro e infine con la sua vita. Di fronte a questo corpus immaginifico, totalizzante e tutt’ora in fieri, si è deciso di trattarlo non nella sua interezza, ma seguendo simbolicamente “finestre periferiche”, ossia le forme “ibride” del documentario, del cortometraggio, del frammento, ma anche del suo lavoro di sceneggiatore, realizzando una sorta di “extra” dei suoi film più conosciuti e giustamente acclamati.
Extra, dunque, di un ipotetico dvd del suo cinema e non solo. In tali spazi si è voluto anche mostrare i tentativi di raccontare il Pasolini post mortem, immedesimandosi nella sua fisicità e nel suo pensiero (Essere Pier Paolo Pasolini). Senza alcun dovere di completezza filologica ma raccogliendo, a mo’ di appunti di un ipotetico film sul nascere, la sfida ben descritta da Hervé Joubert-Lauencin, autore del saggio Pasolini, una nascita, pubblicato nel libro Tutto Pasolini e che verrà presentato all’interno della rassegna: «Pasolini è stato assassinato a Roma a 53 anni dai suoi carnefici, quasi mezzo secolo fa, colpito con pugni, calci e assi di legno, quindi schiacciato dalle ruote di un’auto. Ma oggi ha cent’anni perché è nato, e non morto, un secolo fa. Abbiamo oggi un’occasione temporale che non è il caso di perdere. […] Pasolini non ha mai smesso di morire nell’ultimo mezzo secolo, eppure è nato e non ha mai smesso di vivere da un secolo, prima nella sua vita, poi nella sua posterità. Sta a noi scegliere se vogliamo continuare a vederlo morire sotto i nostri occhi, a intervalli regolari, con morboso piacere, o se desideriamo vederlo vivere per secoli».
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03/03/2022, 13:18
Carlotta Zanti