ITALICUS, LA VERITA' NEGATA - Colpire la gente comune
È un’Italia martoriata dalle bombe, dagli attentati e dalla lotta per il potere quella che viene raccontata in “Italicus”. Gli anni di piombo, tra i passi che non lasciano orme dei servizi segreti e il sangue innocente che scorre. Lo Stato a fare da burattinaio, muovendo i fili di una strategia del terrore che spezzava il fiato al Paese.
Il film fa parte del piano Cinema per la scuola, finanziato dal Ministero dell’Istruzione e Mibac. È stato realizzato nel Corso doc del Liceo Laura Bassi di Bologna da studenti coordinati dal professor Roberto Guglielmi, come racconta la regista Enza Negroni: “I ragazzi hanno partecipato alle riprese dopo avere scritto la sceneggiatura con la consulenza di Antonella Beccaria, in un lavoro collettivo e partecipato. Punto di forza è infatti che il film sia pensato per le scuole, ma derivi da un incontro fra studenti e professionisti”.
Il documentario vuole ripercorrere le tappe di quello che è stato definito “quinquennio nero”, iniziato con la strage di Piazza Fontana avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969. Il nome della docufiction ricorda l’attentato del treno Espresso 1486 Italicus proveniente da Roma e diretto a Monaco di Baviera, compiuto nella notte tra il 3 e il 4 agosto del 1974, mentre transitava presso san Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna. Una bomba esplose nella quinta carrozza, in prima classe. Tra le fiamme morirono 12 persone e 48 rimasero ferite. La vita e la morte di queste persone viene narrata attraverso il ricordo dei parenti delle vittime. Chi è riuscito a sopravvivere racconta in prima persona gli attimi terribili vissuti su quel treno.
Le indagini svolte per fare luce sulla strage riescono ad individuare la matrice neofascista, senza però identificare i nomi dei colpevoli. Anche a causa dei continui depistaggi, insabbiamenti e contraddizioni dei testimoni.
Il professor Roberto Guglielmi ha dichiarato che sono stati i ragazzi a scegliere il tema per il documentario, dopo aver incontrato Franco Sirotti, fratello di Silver, il capotreno forlivese che morì tentando di salvare i passeggeri intrappolati in una vettura in fiamme. “I ragazzi furono commossi dalla vicenda, e cominciammo un lungo lavoro di ricerca, di scrittura e sceneggiatura, che ci ha portati a individuare i motivi dell’assoluzione per insufficienza di prove degli indagati: sparizione di tracce, testimoni scomparsi o screditati… - dichiara Guglielmi - Lo mostriamo nella parte di fiction, sempre sulla base di un’analisi storica e di documenti, e di interviste come quella al giudice Vito Zincani che indagò su Ordine Nero, al giudice Leonardo Grassi del processo Italicus bis, a Franco Sirotti, a Mauro Russo, uno dei feriti”.
La narrazione è chiara, diretta. Riesce a raccontare in modo comprensibile dei fatti estremamente controversi e a rendere vivida la memoria di quegli anni. Le immagini provenienti dagli archivi e le voci dei protagonisti dell’epoca vengono supportate dalle riprese della fiction ispirate a fatti accaduti e persone reali. Alternanza avvincente che rende dinamico lo svolgimento.
La verità negata prende forma nel dolore dei parenti delle vittime dell’attentato al treno Italicus. La loro voce racconta di un dolore continuo, destinato a non alleviarsi. Costretti ad anni di sofferenza e di risposte mancate. Nessun colpevole è stato ancora trovato per la strage di quel giorno, con la giustizia che continua ancora oggi ad essere costretta a morire in un silenzio assordante.
15/04/2022, 07:44
Alessio Garzina