TELLING MY SON’S LAND – Storia di una giornalista in Libia
Nancy è una giovane giornalista che quattro giorni dopo la morte di Gheddafi va a Tripoli, dove poi deciderà di trasferirsi per un lungo periodo di tempo rimenendo l’unica giornalista internazionale.
Tra le immagini di repertorio, numerosi reportage girati dalla protagonista stessa che con elmetto militare e giubbotto antiproiettili, trova il coraggio di documentare il periodo di tensioni che interessa il paese nordafricano.
Nella sua voce che ci accompagna dall’inizio alla fine della narrazione, si riconoscono l’entusiasmo e la disinvoltura di una donna che nonostante gli innumerevoli rischi di ogni giorno, vede nella Libia la sua nuova casa, un luogo di cui apprezza la semplicità e soprattutto le persone che la accompagnano durante tutta la sua avventura lontana dall’Italia. In Libia conosce perfino l’amore della sua vita, Younes, da cui aspetta un figlio.
È ricordando il suo amico Mohammed morto in guerra che il racconto di Nancy, che sente di aver perso un fratello, si fa più cupo. Costretta a lasciare il luogo in cui ha vissuto per sei anni a causa di un'inchiesta sul traffico dei migranti che la porta a ricevere gravi minacce, la Porsia prova un sentimento di disorientamento quando torna a Matera, sottolineato dalle immagini mosse e confuse scandite dai toni foschi e contrastati verso il finale della sua storia.
Dopo aver accompagnato Nancy fino alla nascita di Maxen, ci accorgiamo che le sue speranze di tornare in Libia e poter far vivere a suo figlio l’amore della famiglia paterna non si sono ancora affievolite e probabilmente non lo sarà mai del tutto. Il bimbo cresce circondato dall’amore dei suoi genitori che sperano di poter tornare con lui in Libia un giorno non troppo lontano.
23/05/2022, 10:00
Silvia Nobili