Recensioni di :
- TELLING MY SON’S LAND – Storia di una giornalista in Libia


Sinossi *:
Nancy Porsia, giovane giornalista freelance, si reca per la prima volta in Libia nel 2011, quattro giorni dopo la morte di Gheddafi. Trasferitasi definitivamente nel Paese, per un lungo periodo è l’unica giornalista internazionale a raccontare il suo travagliato processo di democratizzazione, diventando uno dei massimi esperti del paese nordafricano. A causa della pubblicazione di una scottante inchiesta sulla collusione della Guardia Costiera Libica con il traffico di migranti, incinta di un bimbo per metà libico, nel 2017 è costretta a lasciare il paese. Dopo tre anni, la terra di suo figlio continua a essere pericolosa per la sua sicurezza, ma lei non si arrende a rimanerne lontana


Suono:
Daniele Guarnera (Sound Design e Mix)

Color Grading:
Gianluca Sacchi

Scrittore:
Sergio Nazzaro

Intervistatore:
Sergio Nazzaro

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NOTIZIE 'Telling My Son's Land'



Note:
CHI È NANCY PORSIA
Giornalista freelance, specializzata in Medio Oriente e Nord Africa, NANCY PORSIA collabora con diverse testate nazionali ed internazionali (RAI, Sky TG24, Il Fatto Quotidiano, La Repubblica, Panorama, L’Espresso, The Guardian, Deutsche Welle, TRT World, Domani) ed è stata l’unica giornalista italiana rimasta di base in Libia all’indomani della rivoluzione del 2011, coprendo la guerra civile e gli sviluppi del processo di riconciliazione nel paese nordafricano. Esperta di migrazione irregolare, si è inoltre specializzata sulla rete dei trafficanti lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Grazie alla sua sostanziosa esperienza come giornalista free-lance, costruita faticosamente partendo da una profonda convinzione circa l’indipendenza dell’informazione, Nancy è la protagonista adatta per indagare anche gli aspetti più oscuri ed inediti del mondo del giornalismo, soprattutto di quello di guerra.
“Non tutti i colleghi coprono le crisi o le zone di crisi per documentare le ingiustizie. - ci ha rivelato in una delle interviste rilasciateci, - Li riconosci dall’eccitazione che rompe la loro voce quando parlano di linea del fronte o di armi. Quando subentra il protagonismo e la sete di visibilità è perché ci si scorda che siamo solo un mezzo e non il fine per le nostre storie.” Nancy tiene fisso il focus della sua narrazione sugli aspetti umani di ogni fatto politico documentato, ricercando tra i civili, tra donne e bambini, i riflessi più dolorosi e meno considerati delle vicende della Grande Storia. E’ per questo che trasferitasi in pianta stabile in Libia, cercando storie anche oltre la front line e le ripercussioni del perdurante vuoto di potere, ha via via approfondito, ben oltre quello che richiedevano le varie testate, la piaga dei traffici di migranti e la realtà gravitante i centri di detenzione. Un minuzioso lavoro “sul territorio” durato anni e culminato nell’inchiesta che nel 2017 l’ha poi costretta a lasciare il paese e ad essere intercettata e pedinata per mesi da una Procura (quella di Trapani, in un’indagine sulle Ong), sebbene non fosse né indagata, né indiziata, così come emerso in una recente inchiesta datata 2021.

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