Note di regia di "What Has Left Since We Left"
Tutto è iniziato con l'idea di un incontro senza tempo e a porte chiuse, immaginario - potenzialmente credibile - all'interno di un set contemporaneamente reale e dal valore simbolico per l'Europa, la Sala del Trattato di Maastricht.
Un purgatorio, un limbo decisionale dopo il quale qualcosa è cambiato nella storia dell'umanità, forse come fine, forse come inizio, in un ciclo ripetuto di vita, morte, linguaggio e interpretazioni.
Il film è una meticolosa ricostruzione di qualcosa che non è mai successo? O di qualcosa che potrebbe accadere?
Volevo realizzare un film sui fantasmi. Una specie di Christmas Carrol che si sovrappone a Groundhog Day, passando attraverso i corridoi di un manicomio. I tre fantasmi dell'Europa - il suo passato, presente e futuro (?) - usano ancora l'inglese britannico (un'altra presenza che tormenta la stanza) come lingua neutra per riprendere più e più volte una conversazione in un ciclo continuo dalla risoluzione indefinita.
Lo scopo di questo cortometraggio è riflettere - metaforicamente - sui principali temi europei inseriti e sviluppati in una conversazione familiare, usando problemi importanti come migrazione, Brexit o debiti e salvataggi statali, fusi in analogie come il divorzio, la cura dei bambini in un secondo matrimonio e il sostegno finanziario. Avere un'attrice che interpreta tre ruoli dovrebbe funzionare come una manifestazione di molteplici problematiche (e identità) incarnate in una singola entità.
Giulio Squillacciotti