PAOLO ROSSI - Il grande Pablito e la leggenda del mundial 82
Dai vicoli di
Santa Lucia, una piccola frazione di Prato, fino al tetto del mondo. Dai campetti dismessi, al prato verde della Serie A. Paolo Rossi è partito dal basso ed è arrivato in cima. È caduto e si è rialzato. Ha sfidato la voce di chi non ci credeva, per sognare ancora un po’. Sogno che è poi diventato realtà, la notte dell’11 luglio nell’82, quando in Spagna trascinò l’Italia e riuscì a laurearsi campione del mondo. Pablito non è stato l’attaccante di una squadra e dei suoi tifosi, è stato l’eroe di tutti.
Il documentario mostra quanto il calcio è stata da sempre l’ossessione di Paolo. Di come fosse convinto già da bambino che sarebbe diventato un professionista, volontà che si è realizzata quando Moggi lo ha osservato giocare e ha deciso di portarlo alla Juventus. Dopo le difficoltà legate agli infortuni, 3 operazioni alle ginocchia una dopo l’altra, finalmente la carriera di Paolo Rossi può accendersi a Vicenza, con decine di gol che hanno fatto sognare un’intera città e il Presidente Giussy Farina, che ha creduto in lui e l’ha sempre trattato come un figlio.
Le vite indelebili, si sa, sono ovviamente illuminate da grandi luci, ma vengono spesso colpite da ombre profondissime. Per
Paolo Rossi le tenebre arrivarono con la squalifica in merito al calcio scommesse. Il documentario sceglie di non prendere una posizione precisa, la volontà è di concentrarsi sulla rinascita. Sulla voglia di Paolo di dimostrare la sua innocenza e di tornare ad essere un grande calciatore. Il ritorno in campo non sarà solo il simbolo della sua fortuna, ma anche di un’intera nazione. Con Enzo Bearzot che decide di convocarlo in nazionale nonostante lo stop di 2 anni e le dure critiche ricevute dalla stampa italiana. Paolo Rossi, in quel mondiale, metterà a segno ben 6 reti, tra cui la tripletta al Brasile e il gol in finale contro la Germania Ovest, riuscendo così ad entrare nell’olimpo degli Dei del calcio, come affermano le parole di Maradona e Pelè che troviamo all’interno del documentario.
Il calcio, in particolare in Italia, non può essere considerato solo uno sport. È molto di più. È un bagaglio culturale riempito con la passione, con i sogni di bambino, con il tifo trasmesso da padre a figlio. Come è stato per Paolo Rossi, con papà Vittorio che lo portava tutte le domeniche a vedere la Viola perché in campo c’era Kurt Hamrin, attaccante svedese e mito di Paolino.
Il Mondiale vinto nell’82 è il chiaro segnale di quanto il calcio sia in grado di andare oltre quel rettangolo verde. Ha restituito la gioia ad un Paese che usciva dagli anni di piombo, dal terrorismo. Ha donato agli italiani qualche attimo di spensieratezza, come dimostrato da un uomo simbolo di quel Mondiale, il Presidente
Sandro Pertini, che esulta sugli spalti come fosse un ragazzo: “Ormai non ci riprendono più!”. Affermava dopo il gol di Tardelli.
“Paolo Rossi - A champion is a dreamer who never gives up” scorre piacevolmente tra i ricordi di chi ha vissuto le emozioni del mondiale ’82 ed è un bel regalo per chi, per motivi anagrafici, non ha potuto assistere ma vuole assaporare un po’ il sapore di quella vittoria e di come è stata festeggiata tra le strade a quel tempo. Le video testimonianze arricchiscono le immagini dei gol di Paolo Rossi, rendendo tutto autentico ed emozionante.
Il documentario riesce a cogliere il frammento prezioso che è stata la carriera di Paolo Rossi, breve ma intensa. Colorata di emozioni tricolori che non appartengono solo alla sua persona, ma ad una nazione intera.
Non sapremo mai se esistono davvero vite segnate dal destino, quello che però saremo sempre in grado di riconoscere è la voglia di farcela di chi sceglie di essere un vincente, nonostante tutto. Paolo Rossi ha invertito la rotta ed è salito sulla vetta del mondo diventando uomo, campione e leggenda.
13/07/2022, 09:25
Alessio Garzina