Note di regia di "Christmas 1914"
"La Tregua di Natale" viene da sempre considerata un episodio straordinario della Grande Guerra. Un momento di pace, amicizia, fratellanza dopo mesi di orrore, disperazione e morte sul campo di battaglia. Il 24 dicembre 1914, sul fronte francese, avviene un inaspettato incontro tra soldati alleati e soldati tedeschi che si trovano insieme a scambiarsi doni, foto e cibo. Secondo alcune documentazioni, da qualche parte del fronte si è persino giocata una partita di calcio proprio sulla Terra di Nessuno, tra una trincea e l’altra, luogo di sangue e di putrefazione fino al giorno precedente.
Il grande evento è decisamente uno dei più interessanti per trarre un’analisi antropologica sulla guerra, su chi la genera e su chi la combatte. Attraverso alcune fonti risulta che i generali di entrambe le fazioni, dopo essere venuti a conoscenza dell’oltraggio da parte delle truppe, hanno ordinato un bombardamento a tappetto sul luogo per smistare gli uomini colpendo gravemente anche i propri soldati. Ed è scritto anche che le lettere di chi in prima persona racconta l’accaduto sono state sequestrate e che i giornali dell’epoca di tutte le nazioni europee, sull’onda nazionalista e propagandista, hanno taciuto sulla vicenda per diversi anni. Nonostante si sia fatto il possibile per celare il meraviglioso episodio, una storia di questa portata non può che lasciar increduli e appassionati. Colpisce di certo la grande umanità di giovani uomini che la notte di Natale cantano e stringono amicizia col Nemico che fino a un momento prima rappresentava, nell’immaginario collettivo dei soldati, il mostro da combattere per salvare la propria Patria ed estirpare il Male dal mondo. Sono proprio i giovani ragazzi che, coinvolti dallo spirito natalizio, forse per tentare di dimenticare l’orrore di quei mesi di guerra, decorano come possono le trincee sistemando lanterne e candele sui rami dei pochi alberi ancora integri dopo i bombardamenti. E sono ancora i ragazzi che intonano dei canti e rispondono enfaticamente a quelli del Nemico, percepiti fievolmente dall’altra trincea.
Il cortometraggio Christmas 1914 parte da questo, cioè dai canti, dalle risate dei soldati, dalle trincee svuotate, ma si prefigge di raccontare l’altra faccia della medaglia, quella opposta alla spensieratezza e alla felicità di quella notte, e cioè la tragicità dell’assurdo momento: quello di una tregua momentanea stipulata tra uomini che, sotto gli ordini meschini dei generali, si uccidevano il giorno precedente e si uccideranno il giorno seguente. Il protagonista della storia è infatti il giovanissimo inglese Thomas, in lutto per la morte del fratello ucciso la notte prima, l’unico soldato che con lucidità – in preda al dolore – rimprovera i suoi commilitoni per l’ipocrisia della tregua. La prima domanda che il cortometraggio vuole porre è dunque la seguente: se suo fratello non fosse perito in battaglia per mano dei tedeschi, Thomas sarebbe andato con gli altri soldati a “festeggiare” la notte di Natale insieme al Nemico? Sta di fatto che suo fratello è ormai stato ucciso, il suo cadavere è ancora sul campo di battaglia e il giovane inglese odia con tutte le forze i tedeschi, specialmente il cecchino Anderl. Dopo il fortuito incontro con il soldato tedesco, nella nebbia e nel buio, Thomas gli permetterà di aiutarlo a scavare la fossa per il cadavere del fratello. Stringeranno amicizia e si scambieranno dei regali e quindi, la notte di Natale, anche Thomas avrà alla fine il benevolo incontro con il Nemico, che riscoprirà un uomo “normale”, diverso solo per il colore della divisa. Dopo essersi scambiati i doni però il tedesco svelerà accidentalmente la sua cicatrice e Thomas capirà di avere innanzi a lui il cecchino, l’omicida del fratello amato. Il ragazzo, in preda all’ira, lo uccide violentemente. Thomas diventa un uomo. Questo rappresenta forse la sua prima uccisione in guerra, la prima volta che agisce secondo un istinto animalesco, e peggio, è la prima eseguita con ira e con il preciso intento del gesto estremo. Questa volta un uomo è morto non per colpa di un ordine arrivato dall’alto ma per vendetta. La Guerra genera mostri. Chi per la propria patria o per seguire un sogno di gloria parte ignaro dell’orrore della guerra, dopo averla vissuta e dopo esser sopravvissuto, ritorna a casa certamente diverso, con l’animo privo di ogni emozione. Thomas è forse conscio di quello che ha fatto? La vendetta gli ha portato soddisfazione? È pentito del gesto estremo? Sono questi i quesiti nei quali ci imbattiamo nel finale quando, la mattina dopo l’uccisione, Thomas è immobile e fissa la tomba e la sua espressione è apatica, senza anima. La risposta certa rimane forse una sola: la guerra lo ha cambiato per sempre.
Alessandro Rajola