ROME DOCUMENTARY FESTIVAL 2022 - Intervista a Giovanni Buccomino
Giovanni Buccomino con il suo documentario "
After a revolution" è uno dei protagonisti della prima edizione del Rome International Documentary Festival. Lo abbiamo intervistato.
Come hai conosciuto i tuoi protagonisti e come li hai convinti a partecipare al progetto?
Ho conosciuto prima la sorella, ero in Libia con l'Unione Europea subito dopo la rivoluzione ai tempi delle prime elezioni libere. Cercavamo di raccontare i candidati indipendenti, senza partito: quando mi ha spiegato la sua storia e quella del fratello ho capito subito che valeva la pena farci un film, ma non è stato facile. E' stato poi tutto naturale, lo si capisce anche dalla loro spontaneità davanti alla macchina da presa.
Raccontare due fratelli (e una nazione) in guerra, e il difficile tentativo di riappacificare un popolo a spari conclusi, è stato anche pericoloso.
Il lavoro è durato anni, ne ho trascorso uno solo per riuscire a incontrare il fratello che inizialmente era nascosto sulle montagne, ricercato perché sconfitto dagli eventi. Ho dovuto fare tutto da solo, dalla scrittura alle riprese e al suono, perché la situazione era molto pericolosa: sono stato fortunato.
Come hai mantenuto l'equilibrio nel tuo racconto?
Il montaggio è durato tanto proprio per trovare una mediazione, sul territorio mi muovevo tenendo un profilo molto basso con l'idea di proteggerli.
Non ho mai avuto una troupe, ho fatto tutto da solo, scrivevo-giravo-facevo il suono... ho anche prodotto io il tutto, insieme a Naziha Arebi. E' stato veramente intenso. Ho voluto evitare il sensazionalismo, era una tentazione troppo facile, ho evitato ciò che non ritenevo necessario.
Perchè si intitola dopo UNA rivoluzione?
Nella fase di scrittura, man mano che andavo avanti, la Libia diventava sempre meno presente. Quello che invece emergeva sempre più era l'universalità, il dissidio tragico "famiglia o stato?", la dimensione epica della storia. Erano in gioco i valori e gli archetipi classici: l'amor patrio, la giustizia, la libertà, la famiglia e l'ideologia. Mi sembrava di raccontare una storia che trascendesse lo spazio ed il tempo.
Una storia cosí sarebbe potuta succedere nell'Atene di fine quinto secolo, come durante la rivoluzione francese, e sono sicuro che stia succendo adesso da qualche parte nell'Ucraina in guerra. I sentimenti erano quelli del risorgimento e di qualsiasi lotta di liberazione cantata dai poeti dell'800.
Il mio intento non è mai stato quello di spiegare la Libia, ma semplicemente di raccontare la storia di un fratello ed una sorella che lottano per ciò in cui credono.
30/09/2022, 09:13
Carlo Griseri