FESTA DEL CINEMA 17 - Life is (not) a game
“Life is (not) a game”" racconta una delle street artist più famose: romana, maschera bianca, parrucca rosso fuoco, voce camuffata. Ovviamente parliamo di
Laika. Il regista
Antonio Valerio Spera si concentra in particolar modo su due anni, dagli albori del Coronavirus fino allo scoppiare della guerra in Ucraina, un periodo durante il quale Laika ha espresso nel suo personalissimo modo il suo pensiero, la sua indignazione, la protesta su carta attaccata ai muri capace di urlare e di farsi sentire più di mille voci.
Dal poster in cui immagina l’abbraccio tra
Giulio Regeni e Patrick Zaki affisso vicino all’ambasciata egiziana a Roma, ai post su Instagram durante la pandemia, impossibilitata a uscire di casa per fare i suoi “blitz”, fino al “muro della vergogna”, una lunghissima sequela di commenti razzisti e carichi di odio presi dai social e riportati su un muro della Capitale senza censurare nomi e cognomi. È uno dei tanti episodi che dimostrano la coscienza civile, la morale, la consapevolezza di Laika che con una commistione di stili, come la fotografia, i disegni, la pittura, le vignette, ha reso i suoi poster e murales delle vere e proprie opere d’arte significative, in grado di scuotere le coscienze, di far sorridere e riflettere, di sconvolgere.
In uno stile che riflette in pieno quello della misteriosa artista, il documentario con un montaggio serrato alterna i “video selfie” di Laika con le sue considerazioni, ai momenti di creazione dei suoi lavori fino all’affissione delle sue opere di notte, lontano da occhi indiscreti, per poi essere scoperte la mattina seguente scatenando ogni volta grande curiosità e attenzione.
Come un moderno Pasquino, Laika, che si definisce una semplice attacchina, si fa beffa dei potenti, dei prepotenti, delle ingiustizie, ironizza sui "temi caldi" e si fa voce di molti, con grande sagacia, capace sempre di stupire e di smascherare ipocrisia e cattiveria, mostrando il vero volto della nostra società.
18/10/2022, 01:10
Caterina Sabato