Note di regia de "Il Piccolo Golem"
Conosco Viola ormai da parecchio tempo e ho sempre trovato affascinante la sua narrazione familiare. Quello trattato è un tema estremamente complesso e delicato, sono rimasta attratta dalla possibilità di raccontare questa storia tramite un oggetto così fortemente simbolico: una scultura d’argilla, una piccola opera inedita, fatta tanti anni fa come simbolo di amicizia e speranza. Pasolini e Zigaina l’hanno plasmata pensando al bambino che la nonna di Viola avrebbe presto dato alla luce: suo padre. Ed è proprio con questo bambino che Viola cerca di dialogare per conoscere la propria storia.
Da un lato, ho cercato di raccontare questa storia attraverso la possibilità che il doppio è in grado di offrire: permetterci di fare cose che altrimenti non saremmo in grado di realizzare, portarci a esplorare le nostre zone grigie per superare i traumi che ci portiamo dietro.
Dall’altro ho pensato di far emergere questa ricerca affettiva, questo percorso emotivo fra le fessure della memoria, utilizzando materiali d’archivio, saccheggiando la memoria collettiva. Pezzi di vita appartenuta ad altri per riportare in vita una donna, un ricordo, un legame.
Con il tempo, il piccolo golem è diventato il simbolo dell’amore che c’è fra un genitore e un figlio. Le generazioni passano ma i legami rimangono. È tutto ciò che abbiamo.
Federica Quaini